Alida di Mimmo Verdesca

Alida di Mimmo Verdesca

 

“io sono cresciuta nel silenzio. Il silenzio tra mio padre e mia madre. Il silenzio tra me e gli altri …se riuscissi a parlare come scrivo i miei diari da sempre, scrivere mi è facile perché si scrive in silenzio. Le persone mi chiedono e se sei così come hai fatto a diventare attrice loro non sanno che per me è uno sfogo come abbandonarsi ad un pianto”. così scrive Alida Valli nei suoi diari inediti resi fruibili dal nipote Francesco de Meyo al regista Mimmo Verdesca. È così che nasce lo splendido documentario Alida che racchiude visioni inaspettate magicamente animate dalla voce di Giovanna Mezzogiorno.

Mimmo Verdesca fotografa la donna e la star attraverso manoscritti, lettere, interviste e foto d’epoca capaci di raccontare una attrice che ha vissuto da protagonista i più diversi generi cinematografici scegliendo film che leggevano il nuovo cinema. Anche la vita di Alida sembra un film! Appartiene ad una famiglia aristocratica, la madre è una pianista mentre il padre è un insegnante e critico teatrale laureatosi a Vienna e trasferitosi a Pola. La giovane trascorre l’infanzia sul ridente lago di Como, ma scalpita perché ha fretta di crescere dimenticandosi di essere nata a Pola il 31 maggio del 1921. Non termina gli studi ginnasiali perché si trasferisce a Roma iscrivendosi al Centro Sperimentale di Cinematografia da poco fondato. Il destino della giovane cambia con L’incontro con il geniale critico Francesco Pasinetti che affettuosamente la chiama Kitti dedicandogli un soggetto cinematografico Intitolato Kitty Luna ovvero la via del Cinema. Per un guizzo sinistro, il suo sogno cinematografico sembra infrangersi quando gli è negata la borsa di studio al Centro perché “indisciplinata e negata al mestiere di attrice “. La grande non tarda ad arrivare quando incrocia Francesco Pasinetti in compagnia del regista Mario Bonnard che sta cercando una giovane per “Il feroce Saladino”. Il successo del film è immediato trasformando Alida Maria Altenburger von Markenstein und Freuenberg, baronessa del Sacro Romano in Alida Vali. È bellissima, angelicata, molto raffinata, il suo ovale perfetto è illuminato da occhi dal fascino felino. Il suo fascino e la fotogenia fanno concorrenza alle star americane. Mario Soldati coglie il talento drammatico dietro questa ragazza adorabile ed irriverente chiamandola in “Piccolo mondo antico” per interpretare Luisa Rigey”: è una indimenticabile madre travolta dal dolore della morte della figlia, annegata nel lago di Como. La carriera è tutta in ascesa grazie a successi come: “Mille lire al mese” (1938) e Ore 9: lezione di chimica (1941) etc. Nel 1941 nuore in guerra il fidanzato Carlo Cugnasca e la vita dell’attrice subisce un contraccolpo che segnerà la sua esistenza. Si getta a capofitto nel lavoro ma alla spensieratezza ed impulsività sopraggiunge una nuova maturità mentre l’Italia è divisa dalla guerra. Il 16 dicembre 1944 appare una immagine dell’attrice con il marito Oscar De Meyo e nella didascalia viene annunciata la notizia che la Valli stava per diventare madre.

La seconda grande occasione arriva con la chiamata ad Hollywood: tale trasferta viene salutata dagli amici romani con indimenticabili messaggi che il nipote ama leggere e rileggere ricordandoci un grande periodo cinematografico. Improvvisamente la diva dei telefoni bianchi diventa una torbida ed intrigante assassina. Nel caso Paradine di Alfred Hitchcock, fa coppia con Gregory Peck. Il suo fascino assume nuove tinte e dentro i suoi occhi ammalianti e gelidi si perdono milioni di ammiratori. In questo periodo gira il “Terzo uomo di Carol Redd insieme ad Orson Welles. Per l’attrice sono gli anni dei grandi incontri e delle feste faraoniche, in quanto parte nell’élite Hollywoodiana: ma Valli, così è chiamata in America, non resiste dentro questa gabbia dorata perché amante dell’indipendenza. Rompe il contratto con David O Selzneick e paga una salatissima penale. E dire che il grande produttore voleva farne “l’Ingrid Bergman italiana”.

Torna in Italia e diventa la musa di Luchino Visconti che la sceglie per interpretare La contessa Serpieri in “Senso”: il regista ribadisce l’internazionalità dell’attrice facendole indossare abiti del grande stilista francese Marcel Escoffier. “Senso” segna il passaggio di Visconti al realismo storico con una straripante ed intensa Alida Valli che incarna una donna divorata da una passione bruciante incapace di vivere i grandi valori del Risorgimento.

Sono anni difficili per l’attrice che inciampa nell’affaire Montesi nel quale è coinvolto il compositore Piero Piccioni: la vicenda scuote l’attrice, che volta pagina raccogliendo successi a teatro, mentre una schiera di nuovi talenti entrano nel mondo del cinema italiano. Le testimonianze di Bernardo Bertolucci, Margaretha Von Trotta, Dario Argento, Thierry Fremaux, Vanessa Redgrave, Charlotte Rampling, Roberto Benigni concordano nel ricordare una star dalla grande personalità istintuale e formidabile nel rimettersi in gioco dentro nuove esperienze.

“Il Grido” di Michelangelo Antonioni, apre una nuova pagina nel grande cinema mondiale e dentro quel realismo interiore appare una Valli trasformata in una balorda irremovibile nel lasciare il marito: l’uomo, rimasto solo, peregrina nella suggestiva vallata del Po che paesaggisticamente si caratterizza per le nebbie, diventando specchio della solitudine interiore dell’uomo.

Alida ama sempre trasformarsi rimodellando continuamente la sua carriera, con quella stessa determinazione e coraggio che animavano una ragazzina, convinta del suo talento nonostante i dubbi del padre verso la sua carriera.

Il film stesso corre attraverso le sue parole diventando un atto di amore verso tutte quelle vie che l’attrice ha percorso, capaci di raccontare fluidamente i momenti salienti della Storia del cinema.

Paola Olivieri

Frasi del film

“io sono cresciuta nel silenzio. Il silenzio tra mio padre e mia madre. Il silenzio tra me e gli altri …se riuscissi a parlare come scrivo i miei diari da sempre, scrivere mi è facile perché si scrive in silenzio. Le persone mi chiedono e se sei così come hai fatto a diventare attrice loro non sanno che per me è uno sfogo come abbandonarsi ad un pianto.

indisciplinata e negata al mestiere di attrice

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