RIFKIN’S FESTIVAL
Come sempre Woody Allen , attraverso le sue trame filmiche inebriate di gag e dialoghi velati di amarezza ,racconta le nostre nevrosi ,con esilaranti personaggi che vivono un diverso presente in magnifiche città europee.- Questa volta,ci precipita dentro festival di San Sebastien in compagnia del suo ultimo alter ego Mort Rifkins ( Wallace Shawn) , un ex insegnate di cinema . L’uomo ha lasciato New York per accompagnare sua moglie Sue (Gina Gershon)alla kermesse spagnola, in quanto press agent di Philippe (Louis Garrel ), un giovane e pretensioso regista francese..
Mort è intrappolato in un matrimonio che sta “perdendo il suo carburante” , ma complice la calda e accecante luce spagnola, tra Sue e Philippe scoppia la passione e la sua presenza è spesso di troppo. Woody giocando da geniale maestro, scaraventa i protagonisti in una girandola di sentimenti contradittori inframezzate da attese con esiti inimmaginabili . Mort turbato dalla disinvoltura ed indifferenza della moglie, avverte dolori al petto e la dottoressa Jo Rojas ( Elena Anaya) diventerà “ il suo sogno che metterà in moto la sua adrenalina . Anche lei vive è vittima di un legame tossico con Paco, un fedifrago pittore spagnolo.
Mentre Mort vive in solitudine l’effervescente clima festivaliero , fatto di cene e conferenze stampa, tesse sincere lodi sul grande cinema europeo del passato trafiggendo l’odierna industria cinematografica di severe critiche .Ma le battute mordaci lasciano spazio ai suoi magistrali sogni notturni , meri omaggi in bianco e nero al grande cinema di Fellini Bergman e Godard.. Ma Woody Allen nella filigrana di questi gioielli cinematografici, intreccia la sua passione per riflessioni psicanalitiche dal sapore ironico . La vera vita per Mort è nel sogno, la magica atemporalità combina grandi incontri .La fine del suo matrimonio è inevitabile come il naufragio del suo idillio con Jo Rojas , ma tutto il divertente plot corre sui grandi interrogativi della vita che Mort Allen si pone da sempre.. Stretto dalla grandezza letteraria di Tolstoy, Dostoevskij ,ripone i suoi sogni di aspirante romanziere nel cassetto concludendo in un immaginario dialogo con la morte ““ Forse non sono uno scrittore ma solo un lettore” . “Ha niente da dirmi dopo tutto quello che le ho raccontato “chiede Mort al suo psicanalista al ritorno da San Sebastien. ? Non sentiamo nessuna risposta e forse per Woody la vita non ha senso:i suoi film però disperatamente attuali , profondi e frizzanti ci costringono a mille riflessioni
Paola Olivieri