MARRIAGE STORY REGIA DI NOAH BAUMBACH

MARRIAGE STORY

 

19 12 2019.Marriage Story è una produzione Netflix firmata da Noah Baumbach entrata a pieno titolo in Concorso a Venezia ’76. Il film ha suscitato nella prestigiosa kermesse numerosi consensi da parte di cinefili e critici, per la forza di un amore autentico che unendo una coppia resterà nel loro presente anche dopo il loro divorzio. Adam Driver e Scarlett Johansson sono due grandiosi comprimari, che in felice stato di grazia ipnotizzano lo spettatore, lo trascinano nel percorso emotivo di una coppia in crisi. I protagonisti sono una coppia di artisti di successo. Charlie( Adam Driver) è un talentuoso regista teatrale newyorkese, mentre la moglie Nicole ( Scarlett Johansson) è l’attrice di punta del suo spettacolo teatrale: condividono il successo sul palco ed una vita familiare apparentemente perfetta allietata dalla nascita di un figlio che sta iniziando ad andare a scuola. Eppure questo ingranaggio perfetto subisce una brusca battuta di arresto. Nel potente e incisivo incipit iniziale i due descrivono vicendevolmente cosa amavano del loro compagno: questo tentativo di mediazione familiare suggerito dal loro analista non approderà a nulla. Nicole è una attrice, rivendica i suoi spazi, accetta subito la ghiotta occasione di una serie di tv a Los Angeles trasferendosi con il figlio Henry (Azhy Robertson) a casa della briosa madre interpretata da Julie Hagerty.. Quest’ultima sembra uscita da un film di Allen, vive un meraviglioso rapporto con il genero Charlie. In questa fase il distacco tra la coppia, seppur doloroso, appare privo di astio: Nicole convince il marito che non cadranno nel cliché che intrappola gli ex coniugi in strascichi legali. Mentre Charlie è sempre più acclamato dalla critica aggiudicandosi premi prestigiosi, la moglie assume  Nora  Fanshaw  ( Laura Dern)una avvocatessa di grido  contro il marito per ottenere il divorzio. L’uomo incredulo di fronte alle scelte della ex moglie è costretto ad un veloce cambio di rotta per mantenere la custodia condivisa di Henry, che ormai vive a Los Angeles.

La paura di Charlie di perdere suo figlio cambierà i loro rapporti, improvvisamente eromperanno i loro registri emotivi pieni di recriminazioni e capaci di rivelare loro stessi. La macchina da presa cattura i loro sguardi, i monologhi e gli accesi duetti, come una serie di pianti, esprimono tutto il loro disagio interiore. Ora il loro campo di battaglia non è più il loro appartamento newyorkese, ma il tribunale nel quale istrionici avvocati ridisegnano il loro passato creando vittime e carnefici. Sarà dentro il conflitto forense che gli avvocati spingeranno la coppia verso dinamiche legali aggressive, ma sarà il desiderio di proteggere il figlio che li costringerà a travalicare ogni ripicca. Quei ricordi che improvvisamente affiorano nel loro presente sono lampi di amore che brucia ancora, ma vissuti con amarezza.

Con sincerità e un certo autobiografismo, il regista fotografa la fine del loro progetto di vita sbocciato sotto i migliori auspici come le frustrazioni e tradimenti subiti da Nicole e la negazione della speranza di una possibile riconciliazione desiderata da Charlie. Baumach offre loro una seconda possibilità? La grandezza di Marriage Story è questa.

Nonostante la donna abbia nuovi progetti di vita, tra i due non avverrà mai il cosiddetto divorzio psicologico, in quanto non si chiuderanno emotivamente l’uno verso l’altro: il sentimento che ha illuminato la loro unione non smetterà di esistere attraverserla loro nuova identità, forse più matura, di sicuro meno spensierata. Cento trentasei minuti  di grande cinema che stimola interrogativi e riflessioni, reso emozionate da quella magica alchimia di Driver e Johansson, che cambiando velocemente registri interpretativi attraversano la faticosa rappresentazione della fine di un matrimonio e quelle atmosfere alleniane generate da surreali personaggi.

PAOLA OLIVIERI