HUNGRY HEARTS:L’ISTINTO MATERNO CHE UCCIDE

HUNGRY HEARTS:L’ISTINTO MATERNO CHE UCCIDE

DATA USCITA: 15 gennaio 2015

REGIA: Saverio Costanzo .Sceneggiatura: Saverio Costanzo

Cast: Adam Driver, Alba Rohrwacher,Roberta Maxwell,Jake Weber ,David Aaron Baker,Victoria Cartagena ,Toshiko Onizawa,Dennis Rees.Fotografia. Fabio Cianchetti.Produzione: Wildside Media, Rai Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali .Disttribuzione 01 DistributionPaese: Italia.Durata: 109 Min Genere Drammatico. Anno 2014.

23/01/2015.Jude è un ingegnere americano e Mina un’italiana che lavora all’ambasciata. Si incontrano casualmente in un ristorante cinese, entrambi intrappolati nella toilette sotterranea. Questa “gabbia”, che è l’inizio di una vita d’amore, con la gioia dell’incontro, il matrimonio e presto l’arrivo un bambino, diventerà però la trappola dentro la quale i protagonisti resteranno avviluppati. La nascita del piccolo destabilizzerà infatti la coppia, facendo sfumare ogni vitalità amorosa, così come quegli sprazzi di effimera felicità della festa nuziale. L’inquieta triade sta per imboccare un tunnel claustrofobico fatto di sospetti e paure.
Hungry Hearts è ambientato a New York, che si tramuta nella metropoli della solitudine, un agglomerato urbano aggressivo, attraversato da caotiche strade, brulicante di luoghi che suscitano il timore di Mina, moglie di Jude. Non si intravede nessuna sfavillante opulenza del sogno americano, solo brevi e marginali visioni da una terrazza. La commovente e radiosa immagine della donna con suo figlio di fronte alla grandezza dell’Oceano apre una nuova visione di speranza, ma è solo il preludio di un tragico avvenimento. Mina e Jude sono parte di un incubo che non ci risulta estraneo perché sinceramente drammatico, intriso di interrogativi, convincimenti ed istinti umani non elaborati.
Il regista Saverio Costanzo si rivela sensibile e straordinario più che mai, coinvolge ed ipnotizza lo spettatore avvalendosi di disarmanti registri, che tratteggiano personaggi capaci di commuovere e sorprendere perché candidi e indimenticabili. Intenso autore, attraverso il suo originale linguaggio declina ancora una volta le sfaccettature della solitudine e melanconia interna, con atmosfere curatissime che avvolgono la delicata transizione verso la genitorialità di Jude e Mina.
Il rapporto che la donna instaura con il figlio è totalizzante, speciale, non crea nessuno spazio psicologico per il marito, sfociando nella totale esclusione dell’uomo. La triade fallisce quando questo istinto materno va in cortocircuito. Il bambino, che non ha un nome nel film, catalizza le emozioni di Mina, distorte dalla sua visione apocalittica della terra: il figlio deve essere preservato dall’inquinamento, tutto il cibo proveniente dal mondo è veleno, il nutrimento deve essere solo vegano. Jude, innamorato, diventa ma per poco suo complice silente, pur dubitando di queste scelte. Ma quando si trova di fronte ad una diagnosi medica, capisce che deve salvarlo.
Si inanellano così blocchi narrativi carichi di una tensione crescente, l’uomo agisce goffamente, tentando di rapire il bambino e portandolo nella dimora di sua madre, una grande villa tappezzata di trofei di caccia che faranno sentire Mina braccate da incubi e presagi di morte. Il piccolo frutto della loro passione si tramuterà in oggetto da contendere e la partita psicologica diventerà ancora più cruenta quando entrerà in gioco il volto oscuro della suocera. Dell’amore morente rimane solo sfiducia, che degenera nel circolo vizioso dei pedinamenti.
Costanzo non tratteggia il passato della coppia, circoscrive il conflitto avviluppando lo spettatore di visioni cariche di tensione emotiva, che riflettono la reciproca insofferenza fisica. Perché Jude non spezza quel circolo vizioso? Forse perché non è autoritario, ma succube dello scontro tra due cordoni ombelicali.
Il film è girato tra le mura domestiche, in spazi soffocanti, dove la macchina da presa gioca un ruolo dominante, entrando in luoghi ristretti, presagio di una visione distorta di vita, con inquadrature narranti colme di significazione. La verticalità dell’immagine non ritrae solo la nonna che vorrebbe abbracciare il neonato, ma una mamma che teme il mondo esterno e tutti quelli che ne provengono
Cosa è bene per l’essere umano? Quando è’ sufficiente giusto ritenersi depositari del sapere? I nostri cuori affamati rischiano di divorare, in nome dell’amore più sentito , la loro ossessione.

Paola Olivieri

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