15/01/2015- Tutti ritengono Enigma indecifrabile – afferma il comandante della Marina Britannica Inglese Denniston.
– Mi lasci provare e sapremo se è così – risponde il matematico.
Questa sfida cambierà il corso della storia.
Alan Turing, geniale matematico visionario, esperto crittografo, fu la risposta britannica al conflitto mondiale. Insieme ad altri esperti, si stabilì in un vecchio edificio vittoriano a Bletchley Park e, sotto stretta copertura, decifrò i codici delle comunicazioni tedesche di Enigma, resi fino a quel momento inaccessibili dal continuo cambio allo scoccare della mezzanotte. Un’operazione snervante per un individuo, ma non per una macchina. Alan lo comprese e, sostenuto da Wiston Churchill che ne capì la visionarietà, passò al contrattacco progettando un mastodontico macchinario, di nome Cristopher, capace di decifrare la “macchina della morte”.
Questo stratagemma consentì alle forze alleate di concertare piani militari, come se ascoltassero e sedessero al tavolo degli alti ufficiali tedeschi. La guerra si abbreviò e l’Europa riconquistò la sua civiltà che era stata compromessa dall’odio e dall’antisemitismo.
The “Imitation game”, firmato da Morten Tyldum, è uno splendido film ove l’incomprensibile destino del protagonista apre profonde riflessioni. Rapiscono lo spettatore quei blocchi narrativi ove affiora la concreta azione salvifica di astratti calcoli che fanno corpo unico con la macchina. La decriptazione dei messaggi fu un evento eccezionale quanto indispensabile, un giubilante lasciapassare a cui molti devono la vita ma che, per assurde “logiche” politiche, richiese di sacrificarne altre. Chi lasciar vivere e chi lasciar morire? Il dramma della scelta morale si impone. Turing, da grande maratoneta quale era, correva per lasciare qualcosa alle spalle? Essere l’assoluta eccezione, avere un’intelligenza sovrannaturale significa assaporare una velocità intellettuale unica, ma c’è un prezzo da pagare? Certamente il desiderio di vendetta di uomini rancorosi e mediocri.
In realtà, chi era Alan Turing? Da eroe della Seconda Guerra Mondiale, era diventato un perfetto sconosciuto visto che sue prodigiose azioni erano state messe volontariamente sotto naftalina.
Il regista si accosta con estremo rispetto al genio, scandaglia la sua complessa vita in un ambiente troppo formale, facendo incrociare e disunire parallelamente il Turing adolescente (già intelligente matematico, con tendenze omosessuali, schernito al college da compagni crudeli) a quello adulto, che non comprende i codici di umorismo e doppiezze a volte inevitabili nella convivenza sociale.
Con efficaci salti temporali, Morten Tyldum ci propone il protagonista in una stazione di polizia, sotto interrogatorio.
Cosa faceva durante la guerra? – chiede l’agente Nocks
-Lavoravo in una centrale radiofonica – risponde Turing
-Cosa faceva durante la guerra? – ribatte l’agente Nocks
-Sta prestando attenzione? – replica Turing, che vuole far conoscere al mondo la sua vera identità e la storia di quella macchina di cui nessuno parla.
Si trova in stato in fermo per atti osceni. La denuncia di un furto, i sospetti di un poliziotto, una strana indagine, riveleranno soltanto la sua omosessualità, considerata all’epoca punibile col carcere. Nessuna traccia, invece, della passata attività di crittografo. Processato nel marzo del ’52, dovendo scegliere tra carcere e castrazione chimica decise per quest’ultima, che lo portò però al suicidio due anni dopo.
Nessuno parlò più di lui. Solo nel 2009 dal governo inglese (per il quale aveva portato avanti quella storica operazione al Servizio di Sua Maestà) uscì una dichiarazione di scuse ufficiali: tre anni dopo, grazie ad altri scienziati firmatari tra cui il cosmologo Stephen Hawking, gli è stata riconosciuta dalla regina Elisabetta II “la gloria e la grazia postuma”. Di certo gli inglesi seppero cogliere la sua genialità, ma si dimenticarono troppo in fretta di lui.
Il film scorre spedito, lascia allo spettatore una realtà claustrofobica:non viene fotografata solo la fitta trama di sotterfugi, mero canovaccio di quei brillanti esperti di crittografia, ma emerge il doppiogiochismo, unica tecnica di lavoro e di vita che,come un virus, si avviluppa tra i membri delgruppo. In questo clima opprimente, Turing appare già sbalzato nel futuro, non si accontenta di mettersi in punta di piedi e osservare un ipotetico orizzonte. Vero collante tra i due mondi, in una società sessista come quella ritratta nel film, è Joan Clarke, altra mente eccelsa, grande collaboratrice, troppo moderna e brillante per quell’epoca.
L’attore Benedict Cumberbatch sconvolge per la sua bravura e duttilità, Keira Knightley (sublime nell’interpretazione di Joan) è calzante nel ruolo e brillante nell’interpretazione.
Un film scoperta, “The Imitation game”, che ci mostra un altro volto della storia e le sfumature di un destino umano troppo controllato dalle logiche del potere.
Paola Olivieri
Tutti ritengono Enigma indecifrabile
– Mi lasci provare e sapremo se è così