I MIEI GIORNI PIU’ BELLI:ARNAUD DESPLECHIN

I miei giorni più belli

Data uscita : 22 giugno 2016

 

Genere :Drammatico

 

Anno 2016

 

Regia : Arnaud Desplechin

 

Cast: Quentin Dolmaire, Lou Roy-Lecollinet,Mathieu Almaric ,Dinara Drukarova, Cecile Garcia-Fogel, Francoise-Lebrun Olivier RabourdinSceneggiatura: Arnaud Desplechin,Julie Peyr,Nicolas Saada .Fotografia: Irina Lubtchansky .Produzione : Why Not Productions, France 2 Cinéma, Canal+ .Distribuzione: BIM Paese: Francia.

 

04/08/2016)”I miei giorni più belli”, firmato da Arnaud Desplechin, è un intreccio emozionale debordante di poesia e citazioni cinematografiche, dal carattere affabulatorio che, attraverso la forza del ricordo, ricompone i segmenti dell’esistenza di Paul Dedalus, il protagonista ( Mathieu Almaric)
E’ un antropologo che vive in Tagikistan ma ritorna nella natia Francia perché incaricato dal Ministero degli Esteri di ricoprire un delicato ruolo . Fermato dai servizi segreti, un funzionario gli comunica che esiste un altro Paul Dedalus, ma di nazionalità israeliana, vissuto in Unione Sovietica, che ha lasciato tracce in altri paesi .
Si apre così, per Paul, il diario della sua memoria, pagine dense di ricordi appartenenti alle esperienze più significative della sua vita giovanile : gli squarci del passato lo inabissano nel gorgo delle emozioni mai sopite e l’evasione introspettiva fa emergere un corollario di accadimenti illuminanti.
Un viaggio nel tempo, che prende per le mani l’uomo ormai maturo risucchiato improvvisamente nella brezza dei ricordi e si dispiega nel passato, attraversando il dolore della sua drammatica infanzia e della difficile adolescenza. In questo percorso senza meta, attraverso i tre episodi centrali del film (non a caso il titolo originario è Trois souvenirs de ma jeunesse,, riaffiorano quegli squilibri familiari causati dalla follia della figura materna e dalla freddezza di un padre enigmatico, indifferente alle sue fragilità e al suo bisogno di affetto. Quella di Paul è stata un’infanzia senza innocenza e spensieratezza, che si è appellata al sentimento di ribellione per proteggere i fratelli Ivan e Delphine dai tentativi di agguato della madre in preda ad attacchi di follia. Una donna che concluderà la sua vita con il suicidio.
Il flusso filmico segue quello delle emozioni, ma si respira un’atmosfera da spy story quando Paul, ancora adolescente, si reca in gita scolastica a Minsk, in Bielorussia. Per gioco e goliardia cede il suo passaporto ad un ragazzo ebreo ucraino che vuole fuggire dalla Russia. Quest’ultimo diventerà così il suo omonimo, anche se i due non si vedranno mai più .
Questi episodi, abitati da un crogiolo di personaggi complessi, sono il prologo del vero nucleo del film, che prende enfasi con la storia d’amore tra il giovane Paul e la seducente Esther, una ragazza di sedici anni nella piccola e insignificante provincia di Roubaix. All’ irrefrenabile passione dei due si sovrappone la scelta di lui di lasciare la provincia per studiare antropologia nella cosmopolita Parigi. Esther è sensuale, ha in sé il potere della fascinazione ed incarna il sogno impossibile. Conosce il suo effetto sugli uomini ma Paul rappresenterà, come lui stesso ammette, l’incertezza. La ragazza, succube del suo stesso amore, cadrà nel baratro della disperazione a causa di quella prolungata assenza. Una Penelope che però rovescia il mito: se da un lato attende il ritorno di Paul, dall’altro prende il sopravvento quella misterica eccitazione amorosa che erompe attraverso gli incontri fugaci con i suoi corteggiatori. Spasimanti che non sono altro che i “grandi amici” di Paul.
Ma l’urgenza di nuovi orizzonti sembra prevalere per Paul e, così come Esther, strizza anche lui l’occhio ai suoi impulsi erotici nonostante nel suo peregrinare interiore il cuore batta solo per la sua musa . Quella ragazza non è soltanto un meraviglioso corpo, ma slancio spirituale da amare più della propria vita. “Questa sorta di utopia, io l’ho desiderata e credo che anche Ester, a modo suo, abbia desiderato che questa storia non conoscesse fine”, riflette il protagonista nella sua decodificazione del passato.
Di questo giovanile e destabilizzante amore, carico di condivisioni, fragilità, scontri, il regista Desplechin coglie ed eleva la forte passionalità che non cede al tempo. Entrambi dissiperanno però la loro intesa senza lieto fine. In questo dipanarsi di eventi, l’occhio sensibile del regista osserva l’adolescenza di Paul minata da una perenne instabilità attraverso la ricostruzione di stati d’animo: se il viaggio nel passato lo ha fatto perdere nel dedalo dei ricordi, la memoria meditativa del presente, unitamente ad una gamma di sfumature colleriche, gli fanno riacquistare un’unitarietà foriera di chiarezza . Paul riannoderà il bandolo della matassa in un animoso colloquio col suo rivale in amore di un tempo, gridandogli che nonostante abbia profanato il suo legame con Esther, il loro è stato “un amore intatto, un dolore intatto, un furore intatto” ..

Paola Olivieri

Frasi del film.

un amore intatto, un dolore intatto, un furore intatto” ..

Questa sorta di utopia, io l’ho desiderata e credo che anche Ester, a modo suo, abbia desiderato che questa storia non conoscesse fine”

 

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