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· Di Paul Verhoeven . CAST:Isabelle Huppert,Christian Berkel,Anne Consigny,Virginie Efira ,Charles Berling,Laurent Lafitte,Vimala Pons Jonas Bloquet. Genere Thriller. Francia, Germania, Belgio: 130 Min .·
25/07/2017″La più pericolosa, Michelle, sei comunque tu”, dice un amico alla protagonista del film “Elle” firmato da Paul Verhoeven, autore di Basic Instict. E forse è vero…
Chi è questa donna che sul grande schermo cattura tutta l’attenzione del pubblico? Niente è chiaro con un regista che attraverso l’eros e la violenza destruttura tutti i punti di riferimento: tra attesa e sorpresa, divertendosi a mettere in bilico i suoi interlocutori, incontriamo un’ambigua quanto beffarda leader d’azienda (magistralmente interpretata da Isabelle Huppert, audace nel solcare sempre nuovi sentieri) che senza indugio mette un piede sull’acceleratore e senza fare sconti forgia un contraddittorio personaggio che non cede mai.
Michel è dinamica, in lei convergono l’imperturbabilità e la perversione della dolente Erika di “La pianista” e l’imperiosità e l’eleganza tutta francese di Agathe protagonista di “Il mio migliore incubo”.
Questa algida manager di successo tratteggiata minuziosamente dal regista riuscirà, tra reazioni più che controllate e dialoghi conditi da una satira feroce, a far cadere in trappola il suo aggressore. L’incipit del film è proprio la violenza sessuale che subisce, atto che stranamente Michelle non denuncerà alle autorità: quando però l’uomo si manifesterà nuovamente, non troverà più una vittima, ma una rivale capace di aprire una partita pericolosa.
Il ribaltamento di ruoli fa sì che, travalicando falsi pudori, Michelle diventi soggetto attivo, magari di una probabile prevaricazione, e non solo oggetto di desiderio. Ma se in “Elle” l’ambiguità permea ogni elemento, la duplicità delle visioni si accorda anche con quella del regista che a proposito della violenza sessuale subita da Michel dice “qualcosa emerge in lei” , in questo gioco masochista “tira fuori in un grido tutto il dolore accumulato”, derivante da un trauma infantile. Più approfonditamente, Isabelle Huppert parlando di Michelle, diceche “lo stupro scatena in lei un desiderio di violenza, che certamente sonnecchiava dentro di lei fin dall’infanzia e, da brava manipolatrice qual è, sa orchestrare tutto”.
La pretestuosa indagine che l’audace Michelle conduce con acume per scoprire il violentatore, alza il velo su una collettività nevrotica, disfunzionale, apparentemente appagata ma bugiarda, capace di litigare, tradire, forse di amare ma soprattutto di negare ai più il proprio volto. La protagonista è parte di questo marasma che coincide con il suo confusionario contesto familiare: indossando la maschera dell’imperturbabilità, fugge dall’orrore della sua infanzia. Suo padre è stato infatti un assassino seriale che ha ucciso una comunità di bambini. Raggelata da questa follia, ha risposto all’inferno familiare sottraendosi alle emozioni, incapace però di sfuggire all’indelebile trauma che affiora sempre nel corso della sua esistenza.
Questa visione potrebbe far scivolare il film, che oscilla tra commedia e thriller, in una tragedia, ma il regista non cade nella trappola. Michelle ama sorprendere e da vera manipolatrice racconta con il sorriso sulle labbra e troppa leggerezza i crimini del padre a Patrik, suo vicino di casa.
Se la perversione sessuale e la follia corrono nella quotidianità dei protagonisti, anche l’instabilità e l’inaffidabilità pervadono ogni personaggio di questo film. Ma solo Michelle, attraverso una sincerità bagnata di coraggio, metterà a nudo le debolezze dei suoi familiari, dal figlio che si fa tiranneggiare da una piccola Circe alla madre che si fidanza con uomini troppo giovani. Con lucida coerenza, è l’unica capace di guardare oltre il rovescio della medaglia di quella coppia vicini affiatati ma troppo pericolosi.
Paola Olivieri