Regia: Stéphane Brizé
Attori: Vincent Lindon .Sceneggiatura: Stéphane Brizé, Olivier Gorce.Fotografia: Eric Dumont.Montaggio: Anne Klotz.Produzione: Arte France Cinéma, Nord-Ouest Productions.Distribuzione: Academy Two.Paese: Francia.Durata: 93 Min.A: 29 ottobre 2015.Genere: Drammatico.Anno: 2015
07/11/2015..Docufilm allarmante, spietato ma realistico quello proposto da Stéphane Brizé in La Loi du marché (La legge del mercato), specchio di una società fredda e minimalista dove la solidarietà implode nell’abbandono dei disoccupati al loro destino. Lo spettatore viene coinvolto in una drammatica indagine, che si sorregge sull’intensa interpretazione di Vincent Lindon, meraviglioso strumento di ricerca per scandagliare l’odierno mercato del lavoro. La sua presenza cinematografica è fin troppo costante, affiancata da attori non professionisti che rivestono ruoli incisivi, e dico forse rimangono non troppo visibili. Una operazione cinematografica complessa ma riuscita quella di Brizé, che è valsa a Lindon la Palma d’oro a Cannes 2015 come “migliore interpretazione maschile”.
Thierry è un operaio cinquantenne che ha perso il lavoro e ha difficoltà a trovare un nuovo impiego, anche se questo non si riflette sul suo comportamento nei confronti della moglie e del figlio disabile, ai quali continua a riservare gentilezze e amorevoli cure. E’ però insofferente verso le politiche di formazione post licenziamento proposte da associazioni capaci solo di rispettare rigidi protocolli e non fornire nessuna certezza “Avrò 500 euro al mese e come faccio a pagare le bollette e tutte le spese questo fra nove mesi cioè adesso.. “, dice inquadrato dalla macchina da presa, mentre sullo sfondo si ode la voce di un impiegato che prova a dare spiegazioni.
Nel film, l’ambientazione scenografica è volutamente minimale e squallida, le tante tonalità di grigio degli spazi angusti hanno una funzione narrante, anche se è dai dialoghi che emerge lo sgretolamento morale della società che circonda il protagonista. Una rappresentazione della realtà gelida e priva di etica, dove appare un’umanità silenziosa di fronte al dolore, falsamente solidale che si nutre di emozioni smorzate.
Travolto dal dramma del lavoro che non c’è, Thierry mantiene però una solida moralità attingendo la sua vitalità dai propri valori, senza cedere a compromessi e manipolazioni. Disilluso attende. Vive l’odissea della precarietà, subisce i giudizi dei selezionatori ed improvvisamente il regista ce lo fa ritrovare in giacca e cravatta come sorvegliante in un grande supermercato. Qui lo attende un dilemma. I suoi capi sono tagliatori di teste, devono licenziare dipendenti e per coglierli in fallo utilizzano telecamere nascoste e lo stesso Thierry, addetto a spiarli: l ‘appropriazione di buoni spesai, accumulo punti nelle propria tessera, queste sono le trasgressioni che permettono il licenziamento. E che dire di quegli anziani che rubacchiano per arrivare alla fine del mese o delle bravate di ragazzi appartenenti a bande, costretti ad appropriarsi di un semplice caricabatterie per non soccombere? Sono questi i veri trasgressori? Forse si tratta solo di persone a cui qualcuno ha rubato i sogni. Il sistema economico deviato può scalfire l’integrità morale, ma Thierry decide dietro quale barricata combattere. Si lascerà fagocitare dai suoi superiori?i. Quanto bisogna rispettare questa “legge”? In un deserto umano fatto di indifferenza e di uomini disillusi, intrappolati da promesse mancate a causa delle distorsive leggi di mercato, la sua scelta sarà quella di restare se stesso.
di Paola Olivieri