Varda par Agnès
Truffaut,Godard, Rivette, Rohmer furono inizialmente rivoluzionari critici formatisi nella redazione di Cahiers du Cinéma , in seguito promotori alla fine degli anni 50′ della Nouvelle Vague. L’unica voce femminile era la fotografa belga Agnès Varda anticipatrice e testimone di questa nuova ondata, ma contemporaneamente era parte del gruppo della cosiddetta Rive Gauche con Demy e Resnais. Ogni suo film , documentario, cortometraggio ed installazione sono atti di amore verso un cinema capace di varcare nuovi territori, specchio della sua personalità indipendente che ha osservato per raccontare senza condizionamenti storie e sguardi inediti. Agnès ci ha lasciato purtroppo nel 2019 !”Varda par Agnès è stato il suo ultimo documentario pulsante di quella raffinata sensibilità che ha contraddistinto la carriera dell’artista che precipita lo spettatore nel suo processo creativo, espresso con un ibrido linguaggio reso unico da una incantevole esplorazione intellettuale-. “I film si fanno per mostrarli “dice la Varda mettendo un forte accento sul concetto di condivisione al pari della creazione ed ispirazione. Agnès seduta su una sedia di un teatro con l’immancabile caschetto ,impartisce una piacevole lezione di cinema nel quale la cronologia è “criminologia” dice sorridente e questa magica destrutturazione ci introduce in una quotidianità cinematografica inaspettata.
Le rumorose strade parigine affollate vissute con allegria da quei piccoli commercianti che diventano protagoniste dei suoi film. Giovani ribelli che scelgono di allontanarsi dalla realtà. Coppie in crisi che non sempre si ritrovano. E poi c’è il tempo! La Varda in “Cleo dalle 5 alle 7” rompe gli schemi, la durata del film corrisponde all’attesa di quel referto medico che spaventa la protagonista . E’ così che mentre gli orologi scandiscono il tempo oggettivo, Cleo inizia vivere il ticchettio in modo soggettivo ,forse più dilatato, correndo incontro al suo destino.
“Scegliere un punto di vista .Almeno per partire” dice la regista attraverso il quale può interagire con il pubblico egualmente attento a quei cortometraggi come“ Le Black Panters”capaci di fotografare i tumulti storici da lei visti nel suo soggiorno americano con il marito Jacques Demy scomparso nel 1990.
Ancora una volta vita e arte si intrecciano con” Garage Demy”,sentito omaggio all’uomo che ha lungamente amato che si lega a ” Le plages d’Agnes” nel quale le spiagge come in ” Varda par Agnès” diventano luogo dell’animo. Nella filmografia dell’artista tutto sembra stringersi in un vitalissimo puzzle di realtà e finzione dialogante sempre con forme sperimentali.
Paola Olivieri
I film si fanno per mostrali .frasi del film.