Biennale College. The fisherman regia di Zoey Martinson.
Zoey Martinson firma una pellicola umanissima e divertente, capace di attraversare tematiche complesse sfocianti nell’invito al cambiamento, che passa sempre attraverso una forte resistenza personale. Atta Okko è un anziano pescatore fortemente legato al mare, coltiva il sogno di avere una sua barca per diventare il capo dei pescatori locali. Per l’uomo, possedere una imbarcazione è qualcosa di profondo, significa solcare il mare , fonte di vita e sopravvivenza violata dai rifiuti più diversi. Lo stesso Atta Okko rivolgendosi ai giovani lancia moniti ambientalisti fino alla veloce erosione della costa ghanese. Egli rifugge dall’idea di essere giunto pensionamento , è fortemente indispettito dall’abbracciare nuove tecnologie acustiche capaci di sondare la presenza oppure l’assenza del pesce . La pesca commerciale è alle porte , la vita lavorativa di di Atta Okko è ad un bivio, ma si reca in città sorretto da amici a cui un tempo l’uomo ha teso la mano : la saggezza di un pesce parlante lo avvierà in magica dimensione colma di soprese. L’esperienza dei nostri nella capitale è disarmante, inconsapevoli delle complesse logiche bancarie che non riescono adempiere La figlia Atta che si fa chiamare Liz, è legata ad un giovane della upper class: la giovane nega le sue umili origini, preferendo vivere nella bugia scontrandosi con la figura di Sasha, una giovane colta che ama pescare secondo la tradizione .. L’avventura nella capitale che guarda costantemente al futuro quasi aliena alle antiche tradizioni, è salvifica per tutti i personaggi: per Atta il divario generazionale diventa un percorso di apertura , comprende che solo i legami affettivi solo immutabili.
Paola Olivieri