Il film “La bella estate” firmato da Laura Luchetti si ispira liberamente al romanzo omonimo di Cesare Pavese che si aggiudicò il Premio Strega nel 1950.Dentro le splendide atmosfere tornesi di fine anni Trenta, appare Ginia (Yile Yara Vianello), una sedicenne figlia della più solida tradizione contadina piemontese che lascia la sua famiglia per trasferirsi nella grande città con il fratello Severino ( Nicolas Maupas) . Fa la sartina, ma il suo talento creativo la distingue facendogli guadagnare la stima di Gemma ( Anna Bellato) la direttrice dell’atelier, mentre suo fratello lavora pensando all’università. La giovane ha gli occhi puri , vive di illusioni, non sa cosa è un incontro , ha fretta di crescere mentre sta varcando il delicato passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Ginia, accoccolata sulle rive di lago insieme ad amici, vede la seducente Amelia. ( Deva Cassel)che, tuffandosi nell’acqua raggiunge gli amici a nuoto . Esce dalle acque seminuda come una Venere, attirando gli sguardi di ragazzi e anche quelli di Ginia. Amelia , è una donna chiacchierata, manipolatrice ,superba, enigmatica, fa la modella per i pittori e frequenta l’ambiente artistico della Torino fine anni 40: Gina idealizza Amelia, forse confusa ed incapace di dare un nome a quell’attrazione morbosa che prova nei suoi confronti. La loro amicizia è il fulcro centrale del film che diventa intensa in un ballo fatto di sguardi, mera girandola erotica che corre parallela all’inquietudine di Ginia verso la sua identità . E’ affascinata dall’idea “di farsi ritrarre per vedersi con gli occhi degli altri “, ma cadrà nella trappola della disperazione spogliandosi di fronte al dissoluto Guido:, un pittore con il quale ha intrecciato una breve relazione. Quel banchetto di tentazione e libertà che gli prometteva Amelia, erano illusioni di artisti bohemien dalla cui pochezza rimarrà delusa.” “Ricordati sempre chi siamo , qualunque cosa sia successa si metterà a posto! dice il fratello che percepisce il vuoto incolmabile che addolora la sorella . Un elegante fermaglio di capelli, è il ricordo di Amelia che Ginia indossa, immediatamente notato dal fratello.”Devi essere felice , l’infelicità non serve a niente dice Severino .
Non lo dirai alla mamma! Chiede Ginia al fratello che ha compreso la crisi interiore della sorella . I silenzi, gli sguardi intesi, i continui rimandi, i lunghi viali alberati intrecciano tra loro raccontano una evoluzione non scontata ma che segnerà la vita di Ginia .
Paola Olivieri
“Ricordati sempre chi siamo , qualunque cosa sia successa si metterà a posto!
. Devi essere felice , l’infelicità non serve a niente
Non lo dirai alla mamma!