Prima danza, poi pensa. Alla ricerca di Beckett regia James Marsh
11 10 2024.Stoccolma. Samuel Beckett (Gabriel Byrne) si aggiudica il Nobel, la controversa reazione dello scrittore alla notizia si rivelerà a dir poco assurda. Nervosamente si avvia verso il palco, strappa di mano l’assegno al cerimoniere per arrampicarsi su una scala raggiungendo una grande stanza sovrastante il palcoscenico. È dentro questo non luogo che l’intellettuale incontra la sua coscienza, ripercorre il passato interrogandosi a chi dovrebbe andare il denaro del premio a risarcimento della sofferenza da lui provocate. La narrazione filmica è suddivisa in capitoli dai quali entrano ed escono personaggi precipitando lo spettatore nei flussi emotivi di un Beckett inafferrabile, a tratti alienato, ma intellettualmente ribelle alle regole. E’ innegabile che è stato uno dei protagonisti indiscussi del 900’ , ha rivoluzionato con sperimentalismo la letteratura, affascinato platee con opere teatrali come “ Aspettando Godot”, caratterizzata da una trama che si fonda e si risolve nell’attesa dei due protagonisti. E così mentre Samuel ed il suo alterego litigano imbastendo dialoghi dalla grande forza drammaturgica, è facile intravedere tratti biografici dello scrittore che incontra i fantasmi del suo passato irrisolto, specchio di generazioni del dopoguerra Il regista James Marsh ha scelto di osservare l’uomo dietro il genio, ma l’ incontro e l’intesa spiritale tra James Joice ( Aidan Gillen) ed il giovane intellettuale influenzerà quest’ultimo fortemente. “L’importante non è quello che scriviamo” dice Joice e continua “dobbiamo scrivere pericolosamente bene Ciò che è immaginifico è il contrario di ciò che è chiaro !Joice percepisce il talento del giovane capace di solcare nuovi confini interpretando le fragilità umane. L’intesa intellettuale tra i due uomini si frantuma a causa del tragico destino di Lucia ( figlia dello scrittore) a cui segue quello dell’amico Alfy ( Robert Aramayo) ebreo partigiano che lo aveva introdotto nella resistenza parigina : qualcuno tradirà quel giovane che finirà in un campo di concentramento. I ricordi diventano gridi di dolore impossibile da far tacere, mitigati da Suzanne ( Sandrine Bonnaire) moglie devota che gli perdonerà intrighi di cuore . Intanto il tempo corre attraverso conflitti mai risolti ripensando alla metafora dello scrittore “Un aquilone rosso vola sferzato da folate di vento. Pian piano lo vediamo perdere quota, fino all’adagio finale su un campo di grano maturo
Paola Olivieri
L’importante non è quello che scriviamo” dice Joice e continua “dobbiamo scrivere pericolosamente bene Ciò che è immaginifico è il contrario di ciò che è chiaro !