Il Neorealismo, attraverso la sua folgorante capacità di testimoniare la drammatica realtà del dopoguerra, avviò una scompaginatrice avanguardia cinematografica che leggeva da più punti di vista le tragedie sociopolitiche. Nel resto dell’Europa, fecero seguito altre ondate quali: il Free Cinema inglese, la Nouvelle Vague francese dominata dai cosiddetti giovani turchi della rivista Cahiers du Cinéma , ed altre nuove correnti sviluppatesi in Polonia, Argentina, Brasile Giappone Germania.
Si riconcorrono le differenze tra la Nouvelle Vague ed Neorealismo suscitando ancora interesse tra studiosi e cinefili, perché alla base di entrambi movimenti culturali l’attività critica favorì la rinascita di un cinema bagnato di realismo. In Italia, tra il 1940 e il 1943 dei giovani intellettuali visionari quali De Santis , Mida, Alicata , Ingrao , Puccini , Lizzani , Pietrangeli, Luchino Visconti , Purificato, animarono la rivista “Cinema” diretta da Vittorio Mussolini. Erano giovani che si erano formati con il crociano Umberto Barbaro( considerato il padre spirituale del Neorealismo) valente insegnante del Centro Sperimentale ,seguitissimo nelle lezioni da allievi quali . Michelangelo Antonioni, Giuseppe De Santis, Steno, Arnoldo Foà, Clara Calamai, Alida Valli, Pietro Germi, Dino De Laurentiis, Vittorio Cottafavi e , Pietro Ingrao.
I giovani di “ Cinema”, pubblicavano recensioni che puntavano il dito contro il formalismo, ribellandosi all’ingombrante presenza del cinema dei telefoni bianchi . Essi lo consideravano un cinema vacuo, scollegato dalla realtà , dominato da eroi di cartapesta protagonisti di trame leggere . I critici discutevano animatamente nella redazione, legati dalla stessa ideologia ,stretti dall’amore per la letteratura verista e dall’’urgenza di stabilire un rapporto di autenticità tra personaggio e paesaggio. Erano appassionati del cinema francese come della letteratura americana..I semi delle loro teorie erano già dentro gli articoli di Giuseppe De Santis con “ Per un paesaggio Italiano. ( 25 aprile 1941), il linguaggio dei rapporti “di Marro Alicata, Ambiente e società nel racconto cinematografico di Carlo Lizzani, Cinema antropomorfico dì Visconti . Attraverso una splendida intervista concessa da Giuseppe De Santis a Jean Gili ,riaffiorano sincere emozioni di come fu vissuto dal gruppo l’amore per Verga. “ Mario Alicata servì da mediatore tra Visconti e la famiglia Verga per comprare i diritti de L’amante di Gramigna ricorda de Santis. ( Alle origini del Neorealismo Giuseppe de Santis a colloquio con Jean Gili Bulzoni Editore). Questi giovani intellettuali frementi erano giunti a Roma la città dai tanti volti nella quale era possibile dare vita ai propri sogni .: il fotografo Irving Penn attraverso un magico scatto al Cafè Greco del 1948 racconta una grande epoca , intorno a dei tavolini appaiono Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Mirko, Carlo Levi, Pericle Fazzini, Afro, Renzo Vespignani, Libero de Libero, Sandro Penna, Lea Padovani, Orson Welles, Mario Mafai, Ennio Flajano, Vitaliano Brancati e Orfeo Tamburi. Anche nei Caffè di Via Veneto circolavano le idee ed era facile fare accordi: alcuni di questi intellettuali in erba frequentavano anche i Cineguf oppure il Centro Sperimentale di Cinematografia inaugurato nel 1935. Michelangelo Antonioni entrò a far parte della rivista “Cinema” grazie a Gino Visentini, strinse amicizia con Puccini e De Santis e di li a poco anche con Luchino Visconti. .Antonioni collaborò con Visconti per ben due sceneggiature che non approdarono a nulla. E Fellini? . Immaginiamoci il giovane aspirante giornalista meravigliato e confuso mentre sbarca nella città Eterna e, come il protagonista del film Roma ( 1972), si immerge nella folla della stazione Termini. Anche in questo brioso capolavoro ,Fellini gioca ipnotizzandoci con il suo autobiografismo, ma sincero e indimenticabile è l’omaggio ad Anna Magnani, per la quale aveva scritto soggetti diventati successi con la regia di Rossellini.. L’incontro con Rossellini fu cruciale per il giovane riminese che collaborò in qualità di co sceneggiatore per “Roma città aperta”, “Francesco giullare di Dio”, “Paisà” “Il Miracolo. Nel 1943 , Luchino Visconti firma “Ossessione” rompendo gli schemi del cinema preesistente, erompono passioni fatali culminanti nel sangue in una Italia depressa resa vitale da straripanti emozioni. Anche se la filmografia viscontiana è sempre stata di ispirazione letteraria, i suoi iconici personaggi sono precipitati dentro dimensioni straboccanti di autenticità .Le dirompenti passioni diventano nuovi vettori che stringono a se il pubblico, alzando il velo sul lato oscuro e più nascosto dell’uomo . Il regista milanese è rimasto fedele al suo spirito rivoluzione e critico, innamorato pazzo del realismo, capace come pochi di rovesciare e svecchiare il cinema, il teatro di prosa ed il melodramma . L’intellettuale Massimo Mida, ricorda che la realizzazione di “Ossessione” fu un evento scompaginatore e spartiacque per il gruppo della rivista Cinema. Prima di questo film accarezzarono molti progetti, scrissero la sceneggiatura de “L’amante di Gramigna” che fu bocciato al Ministero. Altri rimasero in frase progettuale come “ La signora delle Camelie di Dumas figlio e “Jely il pastore”. De Santis rammenta la sua passione per lo scrittore Alain Fournier condivisa anche da Visconti il quale scrisse ad un erede dello scrittore ma a causa dei diritti niente fu possibile. Sempre in questo periodo uscirono “I bambini ci guardano” e “ Quattro passi fra le nuvole “ considerati opere pre neorealistiche.
I traguardi che si poneva era innovativi e ancora oggi molti registi internazionali si ispirano a questo movimento che non fu artisticamente composito.
“ Roma città aperta” è il manifesto del movimento neorealista . In esso erompeva la simbolica quanto vigorosa figura di Anna Magnani che, attraverso la sua drammaticità, raccolse la forza e la sofferenza di un popolo. Sono passati quasi ottant’anni dalla realizzazione di questo classico, continua ad essere al centro di dibattiti ideologici cinematografici. La regia rosselliniana, colse la paura di una collettività che lottava guardando in faccia l’orrore della guerra. La clandestinità era l’arma che favoriva i blitz orditi contro l’invasore , partecipavano uomini e donne incuranti della morte. La nuova rappresentazione della realtà abbracciava la lotta di un popolo, con l’intento di inquadrare l’uomo nella sua dolente autenticità .
Le trame ispirate alla difficile quotidianità. La scelta degli attori non professionisti che si esprimevano con il dialetto.. La scoperta delle periferie degradate. Le risaie del vercellese. La vita dei pescatori della Sicilia. I bambini che si caricavano nei loro zaini le responsabilità degli adulti. E che dire del binomio Zavattini De Sica? Zavattini è considerato come il teorico del Neorealismo, lucido promulgatore di quel pedinamento capace di catturare le autentiche emozioni del personaggio nel suo evolversi. «l’espressione più pura del Neorealismo “ definì Ladri di Biciclette” il critico André Bazin che analizzò approfonditamene le potenzialità .In “Sciuscià” fotografarono le reali condizioni della carceri minorili, luoghi oscuri nei quali gli adolescenti sognano ancora, come gli sfollati di “Miracolo a Milano” che spiccano il volo a bordo delle scope per una terra dove “il buongiorno vuol dire veramente buongiorno”. Le trame zavattiniane sono lette da De Sica ed espresse con un lirismo capace di andare dritta al cuore raccontando contemporaneamente la quotidianità. .La questione del realismo continuò stimolare l’attenzione di intellettuali e critici.
Anni dopo, sempre Bazin insieme a Jacques Doinel-Valcroze e Jean-Marie Lo Duca fondano la rivista «Cahiers du cinéma» a cui poco dopo si unirono Truffaut, Godard, ,Rivette, Rohme etcc. Si strinsero in nuove teorie avviando una nuova rivoluzione cinematografica.
Paola Olivieri
Il Neorealismo nel fascismo” Quaderni della Cineteca Edizione della Tipografia Compositori Bologna.
Alle origini del Neorealismo . Giuseppe De Santis a colloquio con Jean A. Gili Bulzoni Editore.
Che cosa è il cinema ? André Bazin Garzanti.