La Chimera di Alice Rohrwacher.

 

28 03 2024.Lo sguardo di Alice Rohrwacher ci precipita in un giardino di meraviglie nel quale fiaba e verità si incrociano in un realismo poetico, capace come pochi di osservare gli umili intrappolati nel disagio della miseria. Sono sfruttati da classi dominanti, che tessono trame segrete alle loro spalle. Più che vivono sopravvivono in una dimensione astratta, irreale ma innocente, scandita da un tempo fatto di emozioni che abbraccia un passato leggendario ed un presente incerto. Anche nell’ultimo film della regista intitolato “La Chimera”, i personaggi vivono ai margini, tesi a rincorrere gli inafferrabili sogni fluttuando tra il visibile e l’invisibile: il protagonista è Arthur (Josh O’Connor) , un archeologo inglese che per pochi soldi fa il tombarolo, ma ciò che a lui interessa è immergersi nelle viscere della terra degli Etruschi, per continuare il suo viaggio interiore. La regista, lo inquadra rovesciato quando l’uomo percepisce quel vuoto sotto il terreno, che nasconde i tumuli etruschi: le tombe inviolate, vengono profanate dei loro corredi funebri dalla banda di tombaroli di cui fa parte lo stesso Arthur, ma, diversamente dagli amici truffaldini, anela un riscatto interiore. È pervaso dal dolore e dalla nostalgia per la scomparsa dell’amata Beniamina (Yile Yara Vianello) : la giovane è diventata la sua chimera che lo intrappola nell’irrealizzabile desiderio di un abbraccio. Da moderno Orfeo la cerca nel silenzio tombale, dimenticandosi della vita concreta che fluttua in una temporalità sospesa, scollegato dalla realtà. Ai suoi occhi è il simbolo dell’ideale amoroso a lui sfuggito, ma sublimato dal ricordo. Anche Flora (Isabella Rossellini), madre di Beniamina, vive nella speranza che la giovane un giorno ritorni, mentre il suo palazzo gentilizio fa gole a quello sciame di figlie terribile. Flora e Arthur vivono tra la vita e la morte depredati  da un destino amaro. Ma il film è anche qualcos’altro. La regista, fotografa una provincia italiana dal passato leggendario. In essa appaiono uomini ingordi, che ridono di un popolo pronto a ricolmare di ricchezze le dimore dei defunti. Sono i figli dell’avidità: incuranti di violare la sacralità frantumando così la memoria di un popolo.

Paola Olivieri

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