“Close” è il secondo film del regista Lukas Dhont che si è aggiudicato al 75esimo Festival di Cannes il Grand Prix Speciale dopo l’incisivo e pluripremiato “Girl” del 2018: le interpretazioni e i volti dei due splendidi esordienti Eden Dambrin e Gustav de Waele, sprigionano la purezza e l’incantamento dell’amicizia adolescenziale, improvvisamente oscurata dal conformismo.
Léo (Eden Dambrine) e Rémi (Gustav De Waele) sono due tredicenni inconsapevoli che la loro rispettiva felicità è negli occhi dell’altro: insieme scorrazzano tra i prati in fiore di una splendida campagna fiamminga, raggiungono furtivamente nascondigli segreti per non essere spiati da improbabili nemici, per poi ridere nuovamente. E’ Leo che guarda l’amico emozionandosi mentre suona l’oboe: la notte dormono insieme ed i loro corpi sono sempre molto vicini. Sono vulnerabili e gioiosi nell’appoggiare la testa sulla spalla dell’altro. Questa fratellanza vissuta a cavallo tra l’infanzia e la prima adolescenza subisce un contraccolpo, quando alcune compagne etichettano il loro legame con la rappresentazione di una diversa sessualità. “Vi posso fare una domanda: ma voi due state insieme? Chiede una maliziosa compagna di scuola”.
“No, non stiamo insieme”, risponde prontamente Leo
“Siete superamici”, incalza la ragazza
“Si siamo superamici quasi fratelli”, ribatte Leo
“Forse non siete consapevoli” conclude la compagna.
Queste parole pesano come un macigno sul loro legame, fatto di sguardi e complici sorrisi, così potenti da raccontare più di mille parole il connubio di due giovani anime. Remi tace di fronte a tale insinuazione. Leo, invece teme di essere bullizzato, cerca di definire la sua virilità frequentando i duri e faticosi allenamenti di hockey sul ghiaccio. Il giovane si adegua al branco, senza cautele inizia a respingere l’amico: egli considera necessario questo mascheramento per sopravvivere al caos, sopprimendo il suo lato emozionale. Arrivano addirittura a scontrarsi fisicamente, ma dentro quella lotta c’è una connotazione erotica che attraversa il loro sé, senza comprendere a pieno queste emozioni contrastanti.
C’è dolore e lacerazione dentro Leo, che faticosamente corre nei campi di ghiaccio: ed i suoi occhi si fanno sempre più tristi, dietro le griglie del casco. Il vissuto amaro del giovane è specchio dell’adolescenza del regista che ricorda quanto” era davvero difficile essere il mio vero io, senza filtri. I ragazzi si comportavano in un modo, le ragazze in un altro, e mi sono sempre sentito come se non appartenessi a nessun gruppo. Avere un rapporto stretto con un altro ragazzo sembrava confermare le supposizioni che gli altri avevano sulla mia identità sessuale.”
Remy messo in scacco cade nell’abisso della disperazione, non concepisce un futuro senza Leo. Gli occhi dello spettatore si bagnano di commozione quando Remy lascia la sua famiglia, colma di interrogativi, e Leo vivrà un pervasivo senso di colpa. È da questo momento che il regista cesella ogni immagine, nella quale un lirismo nostalgico ed il crudo realismo diventano strumenti capaci di raccontare il dolore di un cuore spezzato. Leo non corre più negli assolati campi in fiore del padre floricoltore, ma cammina tra il fango e la neve aspettando la stagione della semina dei fiori. «Lo ha fatto per colpa mia», dirà Leo piangendo alla madre di Remy, che ha perso suo figlio in un momento nel quale lo scontro tra l’innocenza dell’infanzia e la complicata affermazione della propria identità sessuale, implicano cambiamenti e forse una perdita di sé stessi.
Paola Olivieri
Frasi del Film:
“Vi posso fare una domanda: ma voi due state insieme? Chiede una maliziosa compagna di scuola”.
“No, non stiamo insieme”, risponde prontamente Leo
“Siete superamici”, incalza la ragazza
“Si siamo superamici quasi fratelli”, ribatte Leo
“Forse non siete consapevoli” conclude la compagna.
lo ha fatto per colpa mia frase del film
“era davvero difficile essere il mio vero io, senza filtri. I ragazzi si comportavano in un modo, le ragazze in un altro, e mi sono sempre sentito come se non appartenessi a nessun gruppo. Avere un rapporto stretto con un altro ragazzo sembrava confermare le supposizioni che gli altri avevano sulla mia identità sessuale.”” PRESSBOOK