CON IL DOCUMENTARIO “IT TAKE A LUNATIC” DI BILLY LYONS SI APRE UNA FINESTRA SUL TEATRO AMERICANO

It takes a lunatic di Billy Lyons.

26 03 2020.Il documentario Netflix “It takes a Lunatic”, firmato da Billy Lyons, descrive la duplice carriera dell’insegnante di recitazione e pioniere teatrale Wynn Handman, nato nel 1922 e vissuto con la sua famiglia a Manhattan nel quartiere di Inwood. Le foto della sua infanzia, come quelle della sua esperienza nella guardia costiera, sono frammenti di un passato felice che si intrecciano alle inaspettate dichiarazioni di star americane del calibro Richard Gere, Alec Baldwin, Michael Douglas, James Caan, Chris Cooper, Marianne Leone Cooper.

Le testimonianze di questi allievi, concordano che è stato un insegnante di recitazione capace di lasciare un’impronta, insegnando loro a ricercare dentro di sé la verità delle proprie emozioni, finalizzandole alla costruzione della realtà dell’arte. Ma per Handman, l’arte di ascoltare ed ascoltarsi è una prerogativa scaturita in giovane età e precisamente durante la seconda guerra mondiale mentre era a bordo di una nave: “Non potevo essere più a contatto con le altre parti di me stesso, provavo emozioni profonde, più profonde del mare e mi resi conto che c’era una vita interiore e questo cambiò la mia vita. lo uso sempre nel mio lavoro”, ricorda con grande emozione.

La sua carriera raggiunge chiara fama quando con spirito rivoluzionario quasi folle fonda insieme a Sidney Lanier e Michael Tolan l’American Place Theatre di New York City, nella ex chiesa di St. Clement a Midtown Manhattan.

Per questa pionieristica impresa, scelsero un insolito business che si finanziava attraverso le quote degli abbonamenti e non sulla vendita dei biglietti: la disponibilità finanziaria fu, per i nostri, la chiave di una inedita libertà artistica che aprì la strada a produzioni teatrali firmate da geniali drammaturghi.

Nel 1964 andò in scena l’opera teatrale “The Old Story”, completamente in versi, della durata di quattro ore, firmata dal poeta Robert Lowel due volte Premio Pulitzer: fu diretta dal giovane Jonathan Miller ed interpretato magnificamente da Frank Langella.

Invece l’anno dopo viene rappresentata la commedia “La Turista “,interpretata da Sam Waterston e Joyce Aaron, firmata dall’emergente Sam Sheppard; seguirono una serie di polemiche per la decapitazione dal vivo di una gallina durante lo spettacolo.

Sam Sheppard è conosciuto come un grande uomo di intelletto, leggendario sceneggiatore e scrittore, vincitore del Premio Pulitzer nel 1979: il suo volto è legato anche al cinema perchè ha girato numerosi film, approda in esso con il regista Terrence Malick (1978) ne “I giorni del cielo”. L’interpretazione di Chuck, il proprietario terriero affetto da un male incurabile gli valse la candidatura all’Oscar come migliore attore non protagonista.

Nel palco dell’American Place Theater si avvicendano attori e attrici di vero talento ,tra questi ricordiamo  Dustin Hofmann, protagonista nell’opera “In Harry, Noon and Night di Ronald Ribman così come lo scrittore e monologhista Eric Bogosian come il brillante comico Aasif Mandvi.

Handman produsse  “The Cannibals”, dello sceneggiatore ebreo George Tabory, toccando il tema dell’Olocausto: fu in seguito rappresentato in Germania nei più grandi teatri, riscuotendo un inaspettato successo. In seguito George Tabory, il cui padre era morto in un campo di concentramento, decise di rimanere in Germania occupando sempre nel teatro un ruolo di prima grandezza.

Tutto il film è una magnifica scoperta, un sapiente inanellamento di immagini e interviste capaci di comporre un magnifico puzzle, dal quale si evince che il teatro è uno strumento capace di aprire nuovi orizzonti al pubblico , precipitandolo in una dimensione  attraversata da tematiche sociali atte a risvegliare e scuotere le coscienze. Handman è un uomo che ha saputo guardare oltre, lanciando talenti nell’olimpo dell’arte e lanciando  un salvagente di cultura e di ideali a tutto il suo pubblico.

Paola Olivieri

 

I commenti sono chiusi.