“Hammamet”
20 01 2020“Hammamet” di Gianni Amelio racconta la fine di un’epoca della storia italiana? Oppure fotografa gli ultimi giorni di Craxi? Il regista non nomina mai il politico né chiama i suoi personaggi con i nomi dei componenti della sua famiglia. Nelle prime immagini appare uno splendido Pierfrancesco Favino che interpreta lo statista mentre conclude il discorso finale del congresso del Psi del 1989 dove viene riconfermato segretario.
In mezzo alla folla esultante si fa largo Vincenzo (Giuseppe Cederna), il tesoriere e amico dello statista sempre poco avvicinabile che gli preannuncia tempi difficili ”Ogni notte entrano nell’ufficio e frugano nella mie carte. Craxi lo saluta chiamandolo “anima bella“, con piglio arrogante si allontana nervosamente raggiungendo quei compagni di partito che presto si dilegueranno. Sarà dopo queste inquadrature che Gianni Amelio precipita lo spettatore nel rifugio esotico di Hammamet, cercando di catturare del suo presidente le emozioni, gli stati d’animo, i dubbi e ripensamenti degli ultimi sei mesi di vita di un uomo un tempo potentissimo. Vive in un Paradiso amaro, non in esilio né in latitanza, ma in contumacia, convinto di essere un perseguitato. Le difficili condizioni fisiche minate da un diabete che non dà tregua fino a straziargli un piede e dall’insorgenza di un tumore al rene si incrociano con il tarlo dell’irrimediabile perdita del potere che sta consumando la sua vitalità. Eppure dalla spiaggia di Hammamet guarda l’orizzonte sognando l’italia: nessuno sconto giudiziario per il politico, l’ultimo intervento chirurgico si svolge a Tunisi in condizioni di estrema di difficoltà. Amelio solca il lato privato di un uomo detronizzato, attraverso una serie relazioni umane che si muovono in una atmosfera assolata quanto claustrofobica. Appare la figlia Anita (Livia Rossi) dedita a riabilitare la figura del padre, il figlio (Alberto Paradossi) per lo più assente, che cerca un dialogo con il genitore attraverso una canzone, corre divertito nella grande dimora il nipotino Francesco, con in testa un cappellino garibaldino, mentre la riservata moglie (Silvia Cohen) guarda i grandi film del passato. Arriva dall’Italia la fremente amante ( Claudia Gerini), un politico ( Renato Carpentieri) che gli consiglia il ritorno in Italia dichiarandosi colpevole ed Fausto (Luca Filippi) un enigmatico giovane figlio di un compagno di partito morto suicida. Quest’ultimo cerca vendetta, invece diventerà depositario di una improbabile verità.Da giovane senza più radici, Fausto diventerà scrigno della memoria del presidente che condividerà con Anita in un emozionante confronto finale. Amelio, attraverso una serie di libertà cinematografiche e tante contraddizioni svela la dimensione umana più intima, cioè quella vissuta durante la sua permanenza ad Hammamet. Il presidente vive in un presente desertificato, è prigioniero di sé stesso e fuori dalle dinamiche di potere; continua a lottare con la grinta di sempre anche di fronte a quello sgretolamento che lo sta cannibalizzando. Aprono nuovi interrogativi e sentieri da percorrere le emozioni, i ricordi e l’amarezza che affiorano nei verbosi dialoghi con la figlia, Fausto ed altri politici, mentre episodi allusivi restituiscono al pubblico ricordi di quel lancio di monetine che Craxi subì. Ciò che improvvisamente manda indietro le lancette dell’orologio, è la magistrale performance di Pierfrancesco Favino: l’elaboratissimo make up a cui si è sottoposto e unitamente a quell’ipnotizzante puzzle di sguardi, mimesi e cadenze vocali, durante i dialoghi aprono una finestra con il passato riconducibile alla figura dello statista. Il regista In “ Hammamet”, ha guardato all’agonia dell’uomo ,un tempo re che ha perduto lo scettro, chiudendo la sua riflessione sulla fine del potere con tinte oniriche, mentre il presidente ormai defunto passeggia sul Duomo di Milano e squarci di una infanzia si incrociano nel fellianiano incontro con il padre .
L’immagine di Anita, che riceve un nastro da parte di Fausto, è la firma di Gianni Amelio il quale ha raccontato una sua storia capace di farci riflettere.
Paola OLivieri