JOKER REGIA DI TODD PHILIPPS .LEONE D’ORO A VENEZIA 76

JOKER REGIA DI TODD PHILIPPS

LEONE D’ORO VENEZIA 76.

22 10 2019 Protagonista assoluto di Joker firmato da Todd Philipps, è il sanguinario pagliaccio dal viso truccato, icona del caos che in questa nuova versione cinematografica assume una identità propria, uscendo dalla mitologica tradizione fumettistica per diventare il re della buia e delirante Gotham-city.Dove è Batman, l’avversario storico di Joker, misteriosa sentinella dell’ordine e dei codici morali? In questo film  loro incontro sarà breve: Arthur ( Joaquin Phoenix)  incanta  il piccolo Bruce Wayne con giochi di prestigio fino , le mani dell’uomo  tracciano una smorfia nel viso del ragazzo obbligandolo a sorridere . Todd Phillips non focalizza l’attenzione sul loro atavico dualismo, che nasconde inaspettati e allarmanti  legami, ma scava nelle origini del male.

Philips, insieme allo sceneggiatore, hanno tessuto un magnifico arazzo, più simile ad un dramma psicologico, che racconta l’evoluzione-involuzione di Arthur Fleck mentre si trasforma nel temibile Joker della fuorviante e disfunzionale Gotham.

Il film è un dramma visivo di grande impatto, le dettagliate ricostruzioni delle varie location costituiscono una immaginaria inquietante città (ispirata alla New York degli anni 70 e 80), perfetta cornice di una parabola che sintetizza come la precarietà e la disperazione, gridata dalle classi sociali emarginate, arrivi ad invocare un cavaliere come Joker. Follia, anarchia, caos sono l’unica via di uscita per gli abitanti di Gotham?

Il tenebroso contesto metropolitano, vibrante di  squilibrate tensione sociali diventa, nella seconda parte del film, il terribile palcoscenico di Joker: con il suo ghigno e sinuose movenze esprime nella famosa sequenza delle scale (già entrata nella storia del cinema) la sua forza oscura volta alla distruzione. Da derelitto con occhi sognanti, di una società che continuamente lo calpesta e lo respinge, a criminale idolatrato da uomini arrabbiati che non credono più ai loro rappresentanti. Chi c’è dietro questo clown?

Nelle prime immagini appare Arthur Fleck mentre parla con la sua psicoterapeuta, dichiarando di avere sempre pensieri negativi: i tagli alle risorse finanziare destinate ai disagiati come lui, gli precludono ogni cura, precipitandolo in un deterioramento psicologico. Arthur ha vissuto senza la figura paterna, solo con una fragile madre dentro un palazzone fatiscente. Guadagna facendo il pagliaccio per le strade di Gotham city, ove è bullizzato e umiliato da giovani balordi.

Quando Arthur toglie quella maschera, cammina avvitato nella più cupa alienazione, sente di non essere parte di nessuna comunità nonostante desideri avere dei contatti umani.

La sua sinistra risata che scoppia improvvisamente, inquieta chi lo circonda: è una esternazione emotiva sfociante in un pianto strozzato capace di ipnotizzare lo spettatore, sottolineando la condizione deformata di uomo stritolato da una Gotham che è più simile ad una incubatrice di morte.

Arthur cerca la verità sulle sue origini, si trasforma in un cane rabbioso quando si accorge che sta per essere ingannato: le continue delusioni lo costringono a vivere isolato, sempre sull’orlo del precipizio perché, di fronte ai suoi occhi non c’è nessun orizzonte. Eppure il suo cuore pulsa ancora di emozioni, guarda con attrazione la sua vicina di casa e sogna di diventare comico, di portare gioia e risate nel mondo.

Frequenta i cabaret, segue gli altri comici, ma quando sale sul palco le sue batture non divertono quasi nessuno: non gli rimane che guardare insieme alla madre il talk show “Live with Murray Franklin” diretto dal conduttore Murray (Robert De Niro).

La discesa agli inferi inizia dentro la metro: mentre Arthur è ancora truccato da pagliaccio, viene aggredito da giovani della upper class. La sua ribellione sarà però efferata, facendogli imboccare la strada sbagliata. E’ da questo momento che Arthur si farà largo attraverso il crimine, che provoca un eco di consensi: addirittura viene recepito dagli abitanti di Gotham come un nuovo codice comportamentale.”.

L’attore ha regalato al suo pubblico una magistrale interpretazione: ha lavorato sul suo corpo dimagrendo, in modo da trasformarsi in una figura astratta, quasi sfuggente; i suoi occhi, ora sognanti e vendicativi unitamente alla sua mimica facciale, sono una maschera agghiacciante, i timbri della sua risata valgono più di mille parole, raccontano la sua tragedia, anzi la rabbia di un uomo cui hanno spezzato i sogni.

Paola Olivieri

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