LE VERITA’ REGIA DI KORE’ EDA HIROKAZU

LE VERITA’ REGIA DI KORE-EDA HIROKAZU

14 10 2019“Cosa rende una famiglia? La verità o le bugie? E cosa scegliere tra una crudele verità e una dolce bugia?” Con queste domande, il regista Kore’eda  Hirokazu interessanti interrogativi precipitando lo spettatore dentro “Le verità”, film di apertura di Venezia 76. Dopo il grandioso “Un affare di famiglia”, vincitore della Palma d’oro a Cannes 2018, il regista nipponico scivola ancora dentro i legami di sangue, trasferendosi nella stanca e vecchia Europa. Sullo sfondo di un sonnolento autunno, gira “L e verità” nel cuore di Parigi e precisamente dentro una dimora lussuosa, circondata da un grande giardino. Sarà in questa prigione dorata che Fabien (Catherine Deneuve), star di prima grandezza e la figlia Lumir (Juliette Binoche) si confrontano in una complessa riconciliazione. Intorno a queste due donne che si guardano con poca comprensione scivolano figure maschili relegate ai margini: il marito di Fabien è ridotto al ruolo di cuoco, mentre Hank (Etan Hawke), quello di Lumir, gioca suonando la chitarra, senza comprendere i turbolenti dialoghi francesi di sua moglie con la madre. La diva vanitosa ed egocentrica ha vissuto solo per il successo, rinunciando a quella autenticità che la figlia Lumir ancora invoca, nonostante sia diventata madre della giocosa Charlot. Quest’ultima è convinta che la nonna abbia virtù magiche, capace di trasformare gli uomini in tartarughe. La ferita e confusa Lumir è fuggita da Fabien, o almeno crede, è una sceneggiatrice di successo negli Stati Uniti, ma come la madre lavora sulle emozioni, giocando tra realtà finzione, mettendo in scena dimensioni fittizie. Anche lei ci stupirà…. Quando Fabien decide di pubblicare la sua autobiografia, Lumir corre a Parigi insieme alla sua famiglia, leggendo il libro scopre bugie e magheggiamenti, atti solo ad alimentare la leggenda dell’attrice. Le tante omissioni presenti nella copia, invece, sono scomode verità capaci di gettare ombre nel suo passato dorato. “Mi avevi promesso le bozze del tuo libro prima di pubblicarlo”, dice stizzita Lumir alla madre. Di fronte a tale sconcerto della figlia, Fabien si trincera dietro il suo imminente impegno cinematografico, anzi, rivendica tout court la sua autonomia di scelta. Niente sembra cambiare fino a che la dimensione meta-cinematografica entra nel loro rapporto, inquadrando una Fabien apparentemente autentica mentre recita nel film “I ricordi di mia madre”. Per una attrice, essere credibili di fronte alla macchina da presa significa successo, non significa abbracciare in toto la sincerità. Tra le due donne riemergono rancori mai sopiti, causati dalla mancanza di un vero legame, le tante recriminazioni non provocano nessuna esplosione di rabbia: l’unica via d’uscita è continuare a correre e vivere tra menzogna e verità. E’ solamente il ricordo di Sarah, una giovane attrice amica di Fabien morta tragicamente, che bagna gli occhi delle nostre, di emozioni e rimpianto. Per un attimo, lampi di verità e senso di colpa sembrano far cadere la maschera a Fabien. Kore ‘eda, per la figura Sarah, si è ispirato alla vera sorella di Catherine, la bellissima Françoise Dorléac, morta nel 1967 a soli 25 anni in un incidente stradale.” Le verità”  è un dramma familiare che corre tra ironia e freschezza, filigranato da una poesia tutta orientale nella quale la coppia Deneuve-Binoche è vincente, regalando al pubblico intense performance. La Binoche è perfetta nell’interpretare una figlia ferita in cerca di rivalsa, la Deneuve invece, sempre altera e sensuale, è la diva che spadroneggia sempre sicura di se stessa. Kore’eda imbriglia la star in incantevoli bagliori di ironia, mentre la sentiamo elogiare altre grandi dive fino abbassare gli occhi ed alzare le spalle appena sente il nome di Brigitte Bardot. Sbalordimento e tanta poesia mentre Fabien mangia da sola al ristorante cinese guardando in un altro tavolo una famiglia felice che festeggia una anziana madre. Tutta la commedia-tragedia , gioca sulla pluralità e soggettività della verità, dentro l’archetipo familiare che sta cambiando, forse arricchendosi di nuove sfumature e possibilità. Forse è rintracciabile da un occhio cha sa guardare oltre, mentre quella oggettiva così tanto anelata negli intrecci familiari, è solo una chimera.

Paola OLivieri

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