ROKETMAN
Regia di Dexter Fletcher
Presentato fuori concorso alla 72° edizione del Festival di Cannes (2019)
Il film Roketman, firmato da Dexter Fletcher, è stato presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes. Non rispetta i canoni del biopic tradizionale, è di sicuro un coinvolgente film che, fotografando un’epoca, celebra il primo round della carriera del britannico (ancora vivente) Elton John all’anagrafe Reginald Kenneth Dwight.
La star precipita dall’Olimpo pop dentro l’inferno, cerca disperatamente una risalita attraverso il filo della confessione, della ricerca identitaria per inglobarsi in un catalizzante e sognante musical. E’ questa la grande sorpresa del film., Taron Egerton ne è il protagonista che, vestendo i panni di Elton John, ne interpreta magnificamente le canzoni e la conflittualità interiore, in contrasto col suo lato sognante.
Il regista è abile nel far cadere la maschera alla sua star: ne rivela a poco e poco le sue insicurezze, i suoi traumi, corre sempre sul filo delle sue canzoni, ipnotizzando il pubblico con mirabolanti giochi coreografici nei quali risuonano i successi riarrangiati, capaci di raccontare un’epoca ruggente, precipitandoci nel suo universo musicale.
Con i suoi baroccheggianti costumi che sprigionavano un’eccentrica teatralità, Elton John ha entusiasmato e stupito folle in delirio che amavano i colori sgargianti, gli occhiali a forma di cuore, i tacchi e le paillettes facenti parte delle performance: il pubblico ha amato anche questa spettacolarità che ha fatto storia.
Il film corre tra gli anni 70 e 80, Elton vive nel palco perché riscuote un successo planetario, fa uso sfrenato di droghe e alcol, che lo condurranno dentro un baratro dal quale, come evidenzia il film, cercherà di uscire.
Nelle prime immagini appare un Elton disperato. Deve affrontare un mega concerto, con addosso un eccentrico abito rosso piumato, ma fugge a bordo di un taxi per dirigersi in una struttura dove è in corso una seduta di alcolisti anonimi. “Sono un alcolizzato, un cocainomane, un sessuomane”, dichiara appena entra, mentre gli altri lo osservano in silenzio.
E’ da questa sorta di seduta psicanalitica che il film, correndo parallelamente tra la confessione ed il musical, entra dentro l’anima di Elton che, con addosso ancora il suo fastoso abito, è intrappolato in un vicolo cieco. Dietro l’angolo ci sono i suoi demoni che lo aspettano, le ossessioni che lo rincorrono. I suoi occhi tristi, nascosti dietro eccentrici occhiali di scena, frugano dentro la sua infanzia vissuta in un nucleo familiare sfasciato, composto da genitori anaffettivi e distratti. Mentre i suoi occhi si bagnano di lacrime, su di lui veglia la nonna, che intuisce lo sconfinato talento del piccolo Reginald. Attraversando l’adolescenza scopre i suoi primi impulsi omosessuali, compone continuamente musica, forgiando un linguaggio dalle frange rock, melodiche e soul, apripista non subito compreso di un nuovo modo di cantare. Sono gli anni dei grandi sogni, dei grandi incontri artistici come quello con “Bernie” Bernard John Taupin, con cui ha composto canzoni stupende e primi successi.
Il regista esplora il dietro le quinte di una leggenda e l’attore che lo ha interpretato ribadisce: “Non volevamo parlare di perfezione, ma raccontare una storia umana. Elton John è un enorme essere umano, ma è comunque umano. Abbiamo rischiato e siamo stati fortunati ad avere uno studio coraggioso che ce lo ha permesso. Non abbiamo censurato niente, Elton non ci ha mai detto ‘questo non lo mostrate’, non è certo un tipo che arrossisce facilmente”. (Rocketman, Taron Egerton: “Bohemian Rhapsody fenomeno globale, ma sul set noi cantavamo davvero” su Movieplayer, intervista di Luca Liguori, Valentina D’Amico, 18 maggio 2019).
Roketman è straripante, di una vitalità contagiosa, capace di far desiderare al pubblico di entrare nel grande schermo: la perfomance della band di Elton al Troubadour di Los Angeles nell’agosto del 1970 è magnifica, il prologo del futuro della star fatto di successi ed eccessi, tra i quali la rovente passione con il menager John Reid.
L’appassionato e romantico incontro iniziale che lega i due in una notte di amore, è seguito da una relazione complessa.
I giovani impazziscono per Elton John, ma non conoscono Reginald Dwit, il successo diventa per lui una torre d’avorio da cui è impossibile fuggire, forse il matrimonio con una donna potrebbe aprire nuovi orizzonti. Invece si conclude in una fallimentare esperienza. Mentre cerca disperatamente di essere amato, precipita verticalmente negli inferi sfiorando la morte. E’ da quel fondo che Elton grida il suo dolore, la rinascita esige l’accettazione della propria identità, fatta di mille insicurezze e forse anche di perdono attraversato da comprensione verso chi è stato incapace di amarlo come i suoi genitori. Gli anni Novanta hanno significato la svolta definitiva della sua vita, la riabilitazione è stata seguita dall’incontro con il marito David Furnish, la vita dei due si è illuminata con due figli.
PAOLA OLIVIERI