Dal 17 al 25 marzo 2019 presso il Cinema Spazio Oberdan, Fondazione Cineteca Italiana presenta Il Venerabile W., firmato da Barbet Schroeder, regista iraniano di nascita ma di origini svizzere, un documentario tanto sbalorditivo quanto doloroso e necessario.
Il Venerabile W. del titolo è Ashin Wirathu, un influente monaco buddista che, attraverso la pubblicazione dei suoi scritti e la diffusione dei suoi discorsi, per quanto “sacro” rappresentante della più pacifica delle fedi, ha fomentato l’odio dei suoi seguaci nei confronti dei musulmani, spingendoli alla lotta armata e convincendoli che la loro religione fosse minacciata di estinzione. Tutto questo in una paese, la Birmania, nel quale il 90% della popolazione è buddista e professa la necessità di amare tutti gli esseri e la certezza che dalla violenza non possa nascere che altra violenza.
Il documentario di Schroeder sul monaco in questione è un documento spaventoso e altrettanto importante, in questi tempi di notizie poco accurate, quando non falsificate, perché raramente la parabola di un disegno di genocidio è stata registrata con tanta chiarezza.
Mettendo insieme il materiale filmato di propria mano con l’archivio sterminato di immagini oggi a disposizione (i video realizzati con l’iPhone dai protagonisti degli eventi, nel 2012), Barbet Schroeder (di)mostra quanto pronta e repentina possa scattare la scintilla dell’odio, su un terreno coltivato a dovere, anche se questo terreno si trova nella terra della pace e della preghiera per antonomasia.
Alla proiezione in anteprima italiana, domenica 17 marzo alle ore 16.30, il regista Barbet Schroeder sarà presente in sala.
Al cinema con Satine Film dal 21 marzo, Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, il film ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International.
Barbet Schroeder, regista francese di origine svizzera, candidato al premio Oscar per la regia de Il mistero Von Bulow (1990), anche lui buddista, si chiede come una filosofia così tollerante come il buddismo possa provocare tali degenerazioni nell’animo umano. È così che, intervistando Wirathu, svela la sua figura, il suo percorso e i suoi pensieri sconvolgenti.
Comunicato stampa Fondazione Cineteca