Notti magiche
Regia di Paolo Virzì
Cast composto da :Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka, Marina Rocco, Paolo Sassanelli, Eugenio Marinelli, Emanuele Salce, Andrea Roncato, Giulio Berruti, Ferruccio Soleri, Paolo Bonacelli, Ludovica Modugno, Giulio Scarpati, Simona Marchini, Ornella Muti, Giancarlo Giannini, Fabrizio Berruti .
“Notti magiche” è l’ultimo film di Paolo Virzì, ove il piacere di raccontare il suo sbarco romano alla ricerca di una affermazione artistica, è traslato nelle figure dei protagonisti. Tutto si tramuta piacevolmente “in un atto d’amore, e forse di gratitudine”, come dice il regista toscano “, verso il nostro cinema, in cui i protagonisti erano ancora in gran parte attivi e potenti – una specie di inespugnabile ancien règime -negli anni della mia, della nostra formazione e nell’estate narrata nel film.
In questa rievocazione nostalgica, orchestrata con briosità leggera quanto pungente, appaiono uno dietro l’altro i protagonisti ben tratteggiati dal punto di vista psicologico. Sono tre aspiranti sceneggiatori che vivono di pane e cinema.
Antonino è un giovane messinese che ama esprimersi in modo ridondante e plateale, Luciano è intelligente e pratico quanto sfacciato verso tutti ed infine Eugenia è piena di blocchi emotivi.
Ques’ultima è una rampolla negletta di una un’austera famiglia del potere romano. Loro sono i tre finalisti del prestigioso premio Solinas, si illudono che il riconoscimento ottenuto sia la chiave per entrare nel grande cinema ed invece….
Contemporaneamente, Eugenia vive un’altra l’illusione ma di tipo umano, il suo desiderio di legami e di poter essere compresa da questi due amici, fa sì che li inviterà a vivere nel suo pied a terre nel cuore di Roma.
Le immagini inziali, catapultano lo spettatore dentro la stazione Termini mentre Antonino proveniente dalla Sicilia si aggira nervosamente, il pensiero subito corre a quel timido ventenne del film “Roma” di Fellini, che meravigliato ed intimidito sceglie di tentare la via del Cinema. Sia per i giovani disegnati da Virzì che per quel alter ego felliniano, l’ingresso dentro il caotico grande cinema si rivelerà difficile, infarcito di promesse non mantenute, di raggiri, ma inalterabile nel tempo. E’il magico potere del mondo della celluloide capace di saper raccontare la realtà attraverso giochi di finzione.
Ma Virzì prima di accompagnare Antonino Luciano ed Eugenia verso i grandi incontri, ama fotografarli dentro una personale rivisitazione della calda estate degli anni ‘90, quando i tifosi avevano occhi e orecchi solo per quel rigore del calciatore Serena nella semifinale persa contro l’Argentina.
Nel film la delusione cocente per la sconfitta è visibile ed udibile dalle urla nervose di quegli italiani ed italiane seduti ai tavolini di un chioschetto ai bordi del Tevere, solo alcuni si accorgeranno di una lussuosa auto che precipitando da un ponte e si inabisserà nel fiume. Dentro la macchina ripescata, c’è il cadavere del più grande produttore di Cinema di nome … Saponaro.
Gli indiziati sono gli ultimi che hanno cenato con il produttore, subito gli aspiranti sceneggiatori sono messi sotto accusa e condotti per degli interrogatori al Comando dei Carabinieri.
Il film si tinge di giallo, le dichiarazioni, i sospetti ed i mille racconti che inframezzano la lunga notte, sono il filo di Arianna capace di ripercorrere le frenetiche giornate di quella calda estate non ancora trascolorata dalla disillusione del sogno artistico.
Il film è ipnotizzante, è un affresco colorito e divertente, i quadri che si susseguono sono infiorettati da esilaranti gag come da una delicata nostalgia chiave di tutto il film. Nostalgia e commozione che corrono tra realtà e finzione, capaci di farci leggere tra le righe quell’appello alla memoria di una stagione cinematografica bellissima un po’ pazza, governata da autori che in fin dei conti cercano sempre vita e amore.
Ennio, Ettore, Furio, Suso Mario Gillo Lina sono nomi che si rincorrono nei dialoghi del film, sono quelli dei numi tutelari del cinema italiano: appare anche una figura che ricorda Fellini mentre sta girando ”La voce della luna“, ma questi intrecci e visioni sono dei romantici camuffamenti di un passato glorioso.
E’ chiaro che tutto il film vibra di autobiografismo, i riferimenti ai collaboratori di sempre di Virzì quali Francesca Archibugi e Francesco Piccolo sono inequivocabili. Facendo una brusca frenata nella realtà il regista, che ha vissuto la sua primavera artistica negli anni 90 come i tre, è diventato un autore se non l’erede di quella grande stagione.
Non è finito nel dimenticatoio, come Antonino, Luciano ed Eugenia. Il loro fervore, vero motore di questo film, si è affievolito dentro quel regno, governato da eminenze grigie “piene di contratti” che, come appare in alcune crude immagini, tenevano al guinzaglio per poche lire anonimi sceneggiatori addestrati a scrivere come fossero operai alle macchine di montaggio.
Se da un lato Virzì dichiara che in “Notti magiche” ha amato “giocare con l’essenza stessa del raccontare, dello scrivere, del fare i film, mescolare verità e invenzione, ricordi reali e romanzati, incorniciare tutto in una trama” trapela un commovente invito dalle parole del Comandante dei Carabinieri, rivolto agli sceneggiatori (ma non solo) di guardare e riconquistare le persone con la verità.
Paola Olivieri