IO SONO L’AMORE
Regia : Luca Guadagnino
GENERE: Drammatico, Sentimentale
ANNO: 2009
REGIA: Luca Guadagnino
Cast: Flavia Parenti, Tilda Swinton, Marisa Berenson ,Alba Rohrwacher ,Diane Fleri ,Edoardo Gabbriellini, Maria Paiato ,Pippo Delbono ,Mattia Zaccaro. ITALIA . Mikado Film
10/04/2018)Il film “Io sono l’amore”, firmato da Luca Guadagnino e presentato nel 2009 alla Mostra del Cinema di Venezia, è denso di emozioni contraddittorie, capaci di dividere il suo pubblico, sicuramenti tali da non lasciare indifferenti.
Una fastosa cena di compleanno in onore del patriarca Edoardo Sr della dinastia industriale dei Recchi, perfettamente organizzata dalla nuora Emma, apre il raffinato dramma corale, interpretato dalla musa del regista Tilda Swinton insieme a Pippo del Bono, Alba Rohrwacher e Flavio Parenti.
Mentre la neve avvolge Milano, la rappresentazione della dimora lussuosa dei Recchi, resa insolitamente frenetica dall’evento mondano, è di grande impatto visivo grazie alla raffinatezza registica che disegna un gruppo di famiglia anaffettivo di viscontiana memoria.
Composti, apparentemente gaudenti, i protagonisti vivono di ipocrisie, di feste e di consigli di amministrazione. Tancredi (figlio di Edoardo) ed Emma sono una coppia senza amore, che “funziona” solo attraverso le ritualità della borghesia. La figlia Elena, una splendida Alba Rorwacher, cerca una via di fuga a Londra per vivere la sua omosessualità, il figlio Gianluca è cinico come il padre mentre chi riserverà sorprese sarà l’altro figlio, Edoardo Jr, il prediletto di Emma.
Nella fatidica serata del compleanno, il capofamiglia nomina Tancredi (che non ha mai disatteso le sue aspettative) ed il nipote Edoardo alla guida dell’impero industriale che, come vedremo in corso d’opera, subirà duri contraccolpi.
L’indole idealista del raffinato Edoardo Jr gli fa stringere amicizia con un giovane creativo chef di nome Antonio, con il quale si tuffa nell’avventura di aprire un innovativo ristorante. Stranamente questa figura, foriera di una passionalità che riversa nei suoi piatti suscitando desideri sopiti, comparirà alla festa fuggendo via poco dopo. E’ la freccia lanciata dal regista per introdurre l’inevitabile: quella passione che farà calare le maschere dell’autocompiacimento sociale sovvertendo il destino di tutti i protagonisti.
Lo sfaldamento dell’impero economico dei Recchi inizia a causa di uno scontro in famiglia tra chi è attento al profitto ma indifferente alla memoria storica dell’azienda e chi vede invece nella stessa memoria storica un punto di forza e un motore di occupazione.
Mentre questa diatriba scompagina l’algido nucleo, ciò che spezzerà definitivamente i legami di sangue sarà l’amore che scoppierà al di fuori della lussuosa dimora (metafora di una borghesia avvitata su se stessa) tra Emma e lo Chef Antonio, amico del figlio Edoardo, e tra Elena e la sua compagna. E’ dunque un film su amori proibiti? Non solo.
Guadagnino guarda oltre e chiama in giudizio la borghesia, immutabile nei suoi codici e crudele con quanti cercano spiragli di libertà affacciandosi a finestre perennemente chiuse. Dentro quegli spazi lussuosi c’è infatti, per il regista, un’umanità privilegiata che non vuole essere contaminata dalla passione a costo di pagarne un prezzo altissimo. O forse non tutti ne sono consapevoli.
L’amore diventa l’unico mezzo capace di restituire dignità all’identità di Emma, che si era persa negli agi e nella ricchezza. Ella, riacquistando se stessa, vivrà una metamorfosi in un fine gioco registico che la vede abbandonare i monili di lusso, così come i suoi lunghi capelli.
Per Edoardo, invece, il voler rimanere ancorato a quei ristretti schemi imposti dalla condizione sociale a cui appartiene si rivelerà fatale.
Il raffinato linguaggio di Guadagnino gioca su un doppio livello: se da un lato guarda con occhio distaccato le vicende dei suoi protagonisti, dall’altro ce le restituisce attraverso immagini più simili a visioni interiori.
Paola Olivieri