THE POST DI STEVEN SPIELBERG

THE POST

di: Steven Spielberg

CAST: Tom Hanks, Meryl Streep, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, Bruce Greenwood, Matthew Rhys, Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Jesse Plemons, Michael Stuhlbarg, Zach Woods.PAESE: USA.DURATA: 118 Min DISTRIBUZIONE: 01 Distribution.Uscita 01 febbraio 2018

 

08/02/2018“Quanto hanno mentito… quei tempi devono finire”. Così afferma, nel film “The Post” di Spielberg, il direttore del “Washington Post” Ben Bradley (Tom Hanks) all’editrice Kay Graham (Meryl Streep) alla vigilia della sofferta e coraggiosa scelta di quest’ultima di pubblicare le 7000 pagine del dossier  (“Pentagon Paper”). sulla guerra del Vietnam . Il dossier, che era stato commissionato dal Segretario alla Difesa Robert McNamara, fu trafugato da un reduce e analista militare, Daniel Ellsberg il quale, forse per il desiderio che la verità dei fatti non fosse discreditata, lo fotocopiò e consegnò, non integralmente, al reporter di guerra del New York Times Neil Sheehan. Documenti scottanti, in cui nero su bianco sono scritti strategie e rapporti di guerra del governo americano sul  Vietnam dal 1945 al 1967. Gli esiti della pubblicazione da parte del “ New York Times” e del “Washington Post” furono destabilizzanti: i vertici  della politica americana scesero  in una guerra  con i media mai vista.

In questo film Spielberg polarizza la sua attenzione sul rapporto tra scomoda verità e diritto di cronaca, massima espressione di una società libera che si riafferma solo con  il diritto di  pubblicazione. Tratto da una storia vera e ambientato nei primi anni Settanta, il film mostra nelle  prime immagini i momenti drammatici della guerra del Vietnam, ove appare Daniel Ellsberg mentre ascolta le false dichiarazioni rilasciate alla stampa dal segretario della difesa McNarmara.

Spielberg rinchiude i suoi protagonisti negli interni perfettamente ricostruiti delle due redazioni, della dimora dell’editrice Key Graham, delle immense sale dove si svolgono i consigli d’amministrazione: magnifiche scatole finemente dettagliate ove si consumano le solitudini di chi si trova a scegliere entrando in conflitto con il proprio vissuto.

Il via libera alla pubblicazione del dossier  passerà attraverso  il coraggioso assenso di  Kay Graham, una donna al vertice della sua azienda che per questa causa metterà  in gioco tutta stessa, anche la sua libertà personale.

Attraverso “The post” è tangibile quanto il concetto di libertà di stampa sprigioni una   forza centripeta che stringe a sé sia  l’editrice che il  testardo e volitivo direttore del giornale  Ben Bradlee, insieme al cocciuto caporedattore  Ben Bagdikian, l’uomo che materialmente porterà la documentazione integrale in redazione.

Con grande maestria il regista fotografa un interessante periodo del giornalismo, suggestive per chi lo ha vissuto sono le immagini della caotica redazione scandita dai ticchettii delle macchine da scrivere e dai telefoni che squillano mentre un manipolo di professionisti indaga alla scoperta della verità.

Meryl Streep interpreta superbamente Kay Graham, donna di classe, figlia di un grande editore che ha ceduto lo scettro al genero Philip, uomo illuminato secondo il quale “Il giornalismo è la prima bozza della storia”. Ma il suicidio di Philip obbliga Kay a ricoprire il vertice dell’azienda, trovandosi così al centro di un consiglio di amministrazione scettico nei suoi confronti in un momento in cui il potere era in mano agli uomini. La Streep vive e ci fa vivere di Kay ogni titubanza, ogni brusco cambiamento: l’evoluzione della donna sarà un vortice di decisioni repentine che frantumeranno quei rapporti troppo confidenziali intessuti fino a quel momento con i politici.

Questo fardello di amicizie “potenti” non impedirà a Kay la corsa verso l’affermazione della sua identità, che abbraccia tramite il giornale una collettività affamata di verità. La scelta di pubblicare significa per lei sdoganare il suo passato di donna di potere assoggettabile a pressioni di consiglieri e avvocati, significa conoscere nuovi timori e nuovi privilegi. Mentre vive questa transizione che la condurrà ad alti livelli, il direttore del “Washington Post” Ben Bradlee (motore di questa rivoluzione) ed il caporedattore Ben Bagdikian (Bob Onderkirk) che porta il dossier in redazione, trasformeranno il “Washington Post” in un grande quotidiano.

Di lì a poco scoppierà lo scandalo del Watergate, che vedrà ancora Ben Bradlee al centro del giornalismo d’inchiesta.

 

Paola Olivieri

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