BORG McENROE
Regia:Janus Metz Pedersen
Uscita: 09 novembre 2017
Cast composto da:Shia LaBeouf,Sverrir Gudnason, Stellan Skarsgård, Tuva Novotny,David Bamber,Claes Ljumgmark, Robert Emms,Demetri Goritsas,Colin Stinton. Paese :Svezia, Danimarca, Finlandia. Biografico
15/11/20171-6, 7-5, 6-3, 6-7 ed infine 8-6: questo punteggio segnò l’indimenticabile finale a Wimbledon il 5 luglio 1980, con la vittoria di Bjorn Borg campione del mondo, contro John McEnroe astro nascente deciso a farlo crollare.
Questo evento, più simile ad uno scontro tra titani, consentì all’asso svedese di entrare nella leggenda per le cinque vittorie consecutive in uno dei tornei più prestigiosi del mondo, cioè quello di Wimbledon.
Nonostante il successo, Borg era consapevole che la sua stagione da numero uno stava volgendo al termine: il suo ritiro non tardò infatti ad arrivare.
Il regista Janus Metz firma ”Borg Mc Enrone” (il titolo originale è solo “ Borg”), ma non si limita a documentare la finale sportiva entrata nell’immaginario collettivo, inaspettatamente apre un suo match con lo spettatore.
Con occhi analitici, guarda tra le griglie di questa sfida, imbastendo una sorta di indagine sui sogni, sulle illusioni, sui fantasmi interiori e sulla spasmodica ricerca della vittoria che agita ed invade la vita degli sportivi. Attraverso una serie di flashback incisivi, compie incursioni nel passato non sempre felice dei due campioni: ne ricostruisce il vissuto e cattura quelle fragilità spesso soffocate, disegnando profili inediti filtrati da primi piani lunghi quanto intensi.
Mentre l’agonismo sportivo si impossessa del presente, appare un Borg silenzioso, gravitante in un universo di angosce, che a volte cede alle pressioni delle federazioni sportive desiderose di campioni più simili a macchine segnapunti.
Emozionanti sono le immagini in cui appare un Bjorn giovanissimo, irrequieto, interpretato da Leo Borg, figlio dell’ex tennista: la passione per lo sport, unitamente al talento fuori dal comune e alle ferree regole classiste, provocano nel ragazzo atteggiamenti ribelli antisportivi. Disorienta pensare che “il campione di ghiaccio” avesse avuto comportamenti simili all’americano McEnroe. “Non mostrerai più una singola fottuta emozione: tutta la rabbia, la paura e il panico che potrai provare le racchiuderai in ogni colpo”.
Il patto efficace quanto sinistro che stringerà il giovane Bjorn con il suo allenatore Lennart Bergelin, gli cambierà il futuro, diventando la via di fuga che gli permetterà di scendere in campo.
Borg stagnava, cadendo in una ritualità esasperante, ma anche questo atteggiamento era una finzione purtroppo necessaria per i grandi slam.
Il vulcanico McEnroe, mentre dava tutto se stesso nel campo da tennis, esternava i disappunti con atteggiamenti polemici ed insolenti: Shia Lebeouf, che lo interpreta perfettamente, ne coglie la genialità attraverso sguardi decisi e lunghi silenzi vissuti intensamente, che raccolgono paure e indecisioni di un giovane desideroso di spodestare un imperatore.
Il film funziona, coinvolge per la sua indagine emotiva-psicologica che fa commuovere mentre attraversa quell’avvincente corsa verso il trionfo, rivissuta con arditi giochi di macchina.
Metz guarda oltre l’austera quanto dorata Wimbledon, volge gli occhi su quella solitudine che accompagna i numeri uno, disseminata da fantasmi e dolori sepolti, traslata sul grande schermo attraverso i volti dei protagonisti ripresi insistentemente. Sverrir Gudnason, che interpreta Borg, è perfetto nel cogliere l’uomo che vive il peso dell’essere campione.
Il regista indaga dentro i due protagonisti, perché è solo in quei percorsi interiori che prende corpo il fuoriclasse.
Paola Olivieri