NOLAN TRA TEMPO E SPAZIO

Nolan tra tempo spazio e sogno

 

12/10/2017Seguire la filmografia di Christopher Nolan è un’avventura totalizzante, dalla dimensione cinematografica potente, un’architettura di narrazioni vivide di stupore, ritmate da giochi temporali capaci di farci affacciare in un vortice di mirabolanti viaggi.
E’ in questi scenari misteriosi, lunari, onirici , quanto ricchi di citazioni, che prende il sopravvento il rapporto uomo-tempo: abilmente manipolato, è causa di nuovi destini, di viaggi al limite dell’incredibile che ambiscono a ritornare al medesimo punto di partenza. In “Inception” (2010), “Interstellar” (2014) e “Dunkirk” (2017) è presente questa tematica, vissuta e filtrata attraverso i sogni del primo, le galassie sconfinate speranza di nuova vita del secondo ed il passato storico reso vivo dalla paura della morte che caratterizza il terzo.
Nel magniloquente e pluripremiato “Interstellar”, di grande fascinazione è la comunicazione tra l’astronauta Cooper, che insieme ad altri ha intrapreso un viaggio spaziale dagli esiti sconosciuti, e sua figlia, dimenticata in una Terra disperata che si aggrappa all’agricoltura mentre aspetta risposte dal futuro.
Se questo flusso temporale così frammentato ha riservato scenari mai visti nel cinema, anche in “Dunkirk”, le tre vicende simboliche vivono il parallelismo giocando con le lancette dell’orologio ed i battiti di vita. Inaspettatamente tutto convergerà in un unico quanto inaspettato finale.
“Dunkirk” è un film di guerra? Non solo, è un incubo dai risvolti onirici accompagnato da un commento sonoro più efficace di qualunque dialogo. Progettato con una cura quasi maniacale, costringe lo spettatore ad una costante tensione, mentre il lato emozionale, punzecchiato da suspance, fa vivere l’orrore e incertezza della guerra. “Dunkirk” assicura l’umano desiderio dei soldati di portare la pelle a casa, speranza che si vela di piccoli imbrogli, di bugie, oppure riluce di atti capaci di salvare casualmente la vita a qualche sconosciuto. Tutto è vissuto nel silenzio.
Sebbene il film sia girato in grandi spazi, l’ansia claustrofobica attanaglia con violenza quei soldati scalpitanti, messi in scacco dagli eventi, che aspettano nella lunare spiaggia di Dunkirk un imbarco di fortuna, mentre il tempo gioca con il destino ed il fuoco nemico uccide senza pietà.
Anche il mare, come il Pianeta Azzurro di “Interstellar” e come l’aria in “Inception”, è bolla di salvezza e terrore al tempo stesso.
Niente scricchiola in Christopher Nolan, anche quando il tempo incontra il labirinto del sogno ed insieme ai livelli dell’inconscio diventa protagonista. E’ quanto accade in “Inception”, che letteralmente significa innesto. Di grande impatto è la dimensione illusoria, mentre i sensi di colpa del protagonista Dan Cobb (Leonardo Di Caprio) segnano la sua vita, interagendo in quel “furto mentale” progettato sul miliardario Robert Fischer, vittima di un piano diabolico ordito da un industriale giapponese. Accusato dell’omicidio-suicidio della moglie (interpretata da Marion Cotillard), Dan Cobb, abile manovratore dell’inconscio, viene costretto ad innestare nella mente di Fisher l’idea di distruggere il proprio patrimonio: questo gli assicura l’immunità ed il lasciapassare per l’America.
Pozioni chimiche fanno sprofondare i personaggi nel sonno, trovandosi a passeggiare tra palazzi e strade che si accartocciano. I sensi di colpa di Cobb si materializzano nei sogni, tra quei pericolosi incubi-vortici animati da sentieri surreali che sobillano lo spettatore sulle dinamiche della psiche.
Tra le pieghe di questi tre film c’è la forza dell’amore che incombe e la perdita dei suoi legami. Entrambi sono motivo di viaggi: tra gallerie di sogni percepiti come reali e poi smentiti in “Inception”, tra galassie varcate per cercare speranza in “Interstellar” e tra navigazioni in balia di un mare periglioso in “Dunkirk”.
Paola Olivieri

 

 

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