THE SHAPE OF WATER DI GUILLERMO DEL TORO

THE SHAPE OF WATER

 

 

REGIA: Guillermo del Toro

Cast: Michael Shannon, Richard Jenkins, Michael Stuhlbarg, Octavia Spnecer, Doug Jones, Sally Hawkins, Lauren Lee Smith, John Kapelos, David Hawlett, Nick Searcy, Morgan Kelly. USA.  Distribuzione: 20th Century Fox.

02/09/2017 – Guillermo del Toro, in splendida forma artistica, firma “The Shape of Water” (La forma dell’acqua), trascinando lo spettatore in un potente universo fiabesco dalle avvolgenti atmosfere acquatiche, pervaso inaspettatamente di un delicato erotismo. Il film, è ambientato nel 1962, anno della morte di Kennedy, di lotte razziali, della nevrotica corsa verso lo spazio. Il regista però colloca la protagonista Eliza (Sally Hawkins) in una dimensione quasi irreale: è un’addetta alle pulizie di un segreto laboratorio governativo ed essendo muta vive un’esistenza solitaria, ovattata, senza alcun momento di vivacità.

Questo stato di cose non le ha però congelato il suo lato emozionale, anzi, vive amicizie con donne e uomini emarginati quanto lei. In un continuo susseguirsi di immagini di grande impatto, straboccanti di tonalità sature, appare Il suo vicino di casa, un illustratore gay timidissimo (Richard Jenkins), che non ritroverà mai più un lavoro e con il quale condivide la nostalgia per il vecchio musical.  L’ironica Zelda (Octavia Spencer), indulgente compagna di lavoro che ama suo marito nonostante non dialoghino più, entra in combutta con loro, così come una disobbediente spia russa.

Un evento improvviso cambia l’esistenza di Eliza: viene portato in laboratorio, dentro un enorme compressore, un umanoide pieno di squame che ricorda un animale preistorico a cui non viene dato nessun nome. E’ una dimenticanza? Con Guillermo del Toro niente è affidato al caso, interpella il nostro inconscio attraverso la sua visionarietà senza confine.

La fantasia prende vita e la donna, avvicinandosi gradualmente alla vasca colma di acqua dove è stato collocato l’anfibio, instaura giorno dopo giorno un segreto rapporto di complicità: la sua purezza di intenti crea un ponte con quell’essere considerato temibile da chi ormai non ha più voglia di guardare il cielo stellato.

Per Eliza questo è il miracolo, qualcuno la guarda con gli occhi dell’amore ma, come vedremo, la fiabesca evoluzione, tra l’altro perfettamente cesellata, chiamerà a sé gli amici di Lisa in una singolare battaglia. “Non siamo niente, se non facciamo niente” dice Eliza contro il potere capace di obbedire solo alla ragione dominante abbracciando certezze prefabbricate. E’ il carceriere dell’anfibio (Michael Shannon) la materializzazione di questo potere, pronto anche ad azioni efferate.

Se da un lato questa fiaba sottolinea quanto l’uomo sia capace di essere sublime e al tempo stesso perverso, dall’altro ci travolge in un delicato romanticismo, facendoci battere il cuore in gola e lanciandoci quel salvagente che è l’elogio alla diversità.

Il film, stringendosi in un sogno d’amore passionale, ci fa desiderare di scendere e volteggiare negli abissi marini con i nostri protagonisti: è in quella bolla amniotica che la speranza trionfa, al riparo dal cinismo imperante capace solo di sporcare la grande bellezza della vita.

Guillermo del Toro fa centro, questa volta ci fa rabbrividire di emozione, perché in quell’immaginario visivamente a volte a tinte fosche c’è un inno alla vita e alla fantasia.

Paola Olivieri

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