Song to Song
Sceneggiatura: Terrence Malick.Fotografia: Emmanuel Lubezki.Montaggio: Brian Berdan,Hank Corwin ,A.J.Edwards, Keith Fraase.Produzione : Buckeye Pictures, FilmNation Entertainment, Waypoint Entertainment
Distribuzione: Lucky Red
PAESE: USA
DURATA: 129 Min
23/05/2017Dopo il magistrale “on the road” introspettivo del protagonista di “Knight of cups”, il regista Terence Malik con “Song to song” porta a galla, da angolazioni contrapposte, i retroscena e le conflittualità causati dall’intrecciarsi delle dinamiche del successo con grandi emozioni come l’amore. Sarà il perdono, come vedremo, ad aprire inaspettati orizzonti.
Il film è ambientato nella città texana di Austin, capitale della musica live: un luogo speciale perché, come dice il produttore del film Nicolas Gonda, “qui tutti vogliono riuscire a dare un significato ad un mondo che è emozionante, ma anche pieno di vuoti e d’incertezze. C’è una specie di lotta interiore per riuscire ad avere una vita moderna rimanendo, allo stesso tempo, fedeli a se stessi”. Questi intenti saranno difficili da seguire per due artisti come Faye e Bv , che si nutrono di pane e sogni e che rimarranno delusi quando saliranno nella giostra discografica creata dal fascinoso e ambiguo produttore Cook, foriero di promesse di facile successo.
Tra Faye, Bv e Cook inizialmente c’è’ un forte legame, a tratti simbiotico, sulla scia della fascinazione, del divertimento e del gioco pericoloso: ma questo triangolo si rivelerà un torbido girotondo di compromessi e tradimenti. Segretamente la ragazza si divide tra Cook e Bv: il primo rappresenta il mezzo per un lancio discografico e forse qualcosa di più, il secondo incarna il suo sogno d’amore. Ma la natura infida di Cook è capace, alla velocità di un battito di ciglia, di creare e distruggere il successo di un artista.
Mentre il legame tra Faye e Bv si stringe, il loro mentore Cook, per rivalsa, conquista Rhonda, un’ingenua quanto bellissima cameriera, irretita dall’uomo. Per conquistare la sua fiducia, lui le regala persino una casa per la madre che si trova in difficili condizioni economiche. La ragazza, inesperta, cede alla sua richiesta di matrimonio, senza sapere che con questo legame cadrà in una terribile trappola di morte. Rhonda, come Faye, ha assaggiato il miele di Cook, scambiando per amore quell’ubriacatura di passione momentanea: l’uomo è solo dispensatore di dissoluzione.
Ad interpretare la cameriera è il premio Oscar Natalia Portman, che racconta come lo stesso Malik abbia sempre detto: “Cook è una sorta di diavolo, un serpente, che vuole far cadere in tentazione tutti quelli che incontra e che ha il potere di farti precipitare nell’oscurità”.
Negli imprevedibili disegni del destino, Cook scivolerà inghiottito nel senso di colpa, ma per lui non ci sarà nessuna riconciliazione con la luce.
La figura centrale del film è Faye, che attraverso un’inebriante leggerezza quasi innocente, gioca con incoerenti atteggiamenti, vive perdendosi piacevolmente nelle grandi avventure dell’anima così come nelle dissolute sollecitazioni. Ci ricorda più che mai Rick di “Knight of cup”, il cui peregrinare è sempre più inquieto. La ragazza comprende che deve volgere lo sguardo al passato, per ritrovare la sua perla. Ma il desiderio di autenticità si frange con il vortice delle inquietudini e della dannazione, in faraoniche dimore o in chiassosi party. Se in questa odissea tutto sembra cambiare, uno squarcio di luce si ergerà all’orizzonte quando si immergerà panteicamente nella natura.
“Song to song” è dunque un viaggio senza tempo, dove i personaggi, con occhi sensibili, ritrovano la verità soltanto nelle origini. I loro sentieri di vita a volte corrono paralleli, altre volte si intrecciano con le terribili dinamiche del potere, capaci di cannibalizzare i veri sentimenti. Tensioni, riflessioni filosofiche, incantamenti si concretizzano con Malik in un linguaggio originale quanto disorganico, capace di insinuarsi nello spettatore attraverso un universo visivamente affascinante, che assume valenza di rifugio interiore.
Questo inimitabile canovaccio accoglie ondivaghi e arditi giochi di macchina, che pedinano retinicamente ogni riverbero emotivo dei protagonisti mentre fluttuano nel dedalo di verità e menzogne: una conferma della grande attenzione malikiana per l’uomo sempre errante in cerca del proprio sentiero.
Paola Olivieri