LE CONFESSIONI REGIA ROBERTO ANDO’

LE CONFESSIONI

Data uscita 21 aprile 2016
Regia Roberto Andò
Cast: Toni Servillo Connie Nielsen PierFrancesco Favino Daniel Auteuil Lambert Wilson Richard Sammel Marie Joseè Croze Moritz Bleibtreu, Togo Igawa,Johan Heldenbergh,Andy de la Tour John Keogh Aleksey Guskoy
Sceneggiatura Roberto Andò
Fotografia Maurizio Calvesi
Montaggio Clelio Benevento
Produzione Bibi Film TV Barbary Film Rai Cinema
Distribuzione 01 Distribution
Paese Italia, Francia
Durata :100 Min

 

11/05/2016)”Le Confessioni”, il regista Roberto Andò è un film superbo che ci introduce in un ipotetico ma glaciale resort del Nord Europa, dove sta per avere inizio una riunion tra i ministri dell’economia del G8 ed il presidente del Fondo monetario internazione. Sono presenti gli uomini più potenti al mondo: deve essere varata una dura manovra capace di imporre pesanti conseguenze ad alcuni Paesi. Il guru di questo summit è proprio il presidente del Fondo Nazionale Daniel Rochè (uno splendido Daniel Auteuil), che ha invitato all’evento anche tre figure estranee all’economia: una briosa rock star, una scrittrice per bambini sulla cresta dell’onda ed un mistico italiano di nome Roberto Salus (Toni Servillo), votato al silenzio.
“Di chi è stata l’idea di invitare noi?”, esclama la rockstar al convivio che precede la riunione. “E’ di Daniel Roche, un giorno ha detto: Stiamo defraudando il mondo della speranza potremo restituirgli almeno qualche illusione”, risponde il ministro canadese, una donna che non è diventata totalmente estranea a se stessa.
Il presidente nella sua vita ha sempre seguito la legge del profitto, ma chiede al monaco di confessarlo. Dopo questo atto, viene trovato morto, con in testa un sacchetto di plastica ben sigillato. E’ suicidio”?
Questo finale di vita è considerato “insolito” dagli amici di Daniel perché il mestiere del banchiere “non consente l’infelicità”. Immediatamente viene sospesa la trattativa, è qui che il tempo, fattore dominante, assume una valenza a seconda della propria prospettiva etica .
I padroni del mondo cadono nel panico, pensano di eludere la stampa comunicando una mezza verità ben confezionata che cela il suicidio in attesa dell’apertura dei mercati azionari.
Cinematograficamente scivoliamo in una atmosfera hitchcokiana, ma la sorpresa è che il regista ci coinvolge in una narrazione illuminante e al tempo stesso dilatatante su più versanti , una trama che raccoglie denunce sociali, una pluralità di visioni terrene, l’indecisione umana che va a braccetto con l’etica morale
Nel film si apre un magistrale match che corre su due piani, il pragmatismo economico in netta contrapposizione al misticismo quasi dimenticato dal mondo, una sfida tra i tentacoli del potere e i grandi spazi dell’innocenza che si gioca sul vero significato dell’etica e sul segreto della confessione.
Il monaco Salus è il depositario delle volontà del suo antagonista che si è avvalso del potere del segreto, di per sé inafferrabile, per alzare le barriere della trasparenza.
Il religioso, attraverso esso, protegge il defunto nella sua integrità, perché “sta dalla parte della pietà”, come dice lui stesso. .
In questo tempio del potere si assiste alla sfilata fiacca di questi leader che vacillano dopo aver perso il loro capo. Ormai paludati nell’incertezza devono scegliere.
“E’ giusto continuare la riunione?”, si chiedono in questo tempo sospeso.
Ma di che cosa stava parlando Roche col monaco? E se Salus fosse stato portato a conoscenza del segreto? E’ quello che si chiedono confabulando, sempre tesi dal filo del sospetto. Ma non avendo alcuna risposta sono confusi. Salus è una scatola nera, umanissima ma inviolabile, la confessione è un sacramento che impone segretezza e la vita del monaco appartiene a Dio, quindi incorruttibile. E’ una francescana creatura affascinata dal cinguettio degli uccelli, quasi irreale, che incede solennemente. La sua meta è l’uomo, per questo le sue parole aprono orizzonti di vita .
Ma la forza del monaco è proprio nel suo non reagire ed è questo l’elemento catalizzante del film, un barometro che segna e interpreta solo con la sua presenza la titubanza dei loro rimorsi, le contraddizioni degli economisti estranei alla grande bellezza della vita.
Il rifiuto di Salus a collaborare con un potere incapace di risollevare le sorti del mondo e capace solo di attuare la “distruzione creativa”, si tramuta in uno strumento destabilizzante per chi, come loro, è dominato e dominante.
Le stupende inquadrature, di grande impatto, hanno una funzione svelante, tracciano i personaggi, fotografano i loro conflitti interiori. Attraverso i loro dialoghi, il regista scandaglia l’affannosa e folle corsa verso il potere assoluto, capace di far soffocare la militanza di chi chiede solo giustizia ed uguaglianza.
Siamo di fronte ad una umanità persa, estranea ai valori, ove regna l’incomunicabilità in quanto nessuno parla più la stessa lingua . Ma sopra l’angoscia esistenziale, una ventata di umanità sfiorerà questi uomini che vivono il tempo e non la vita.
“Sono molti anni che non frequento il mondo, ma conosco il dolore dell’uomo. Ogni giorno da qualche parte ci viene chiesto che non venga fatto del male a degli innocenti, ma non ci si preoccupa perché questo non accada. Chi ha la forza di fermare chi è divenuto estraneo al bene? Il nostro fratello Roché si è addormentato in quel sonno che noi chiamiamo eternità e nessuno più potrà chiedergli di rispondere dei suoi segreti, nemmeno gli uomini più potenti del mondo” dice Salus al funerale dell’uomo, prima di scomparire dall’orizzonte.

di Paola Olivieri

 

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