26 novembre 2015
Regia: Jaco van Dormael
CastI: Benoit Poelvoorde Yolande Moreau Catherine Deneuve SCENEGGIATURA: Jaco van Dormael .Fotografia : Christoph Beaucame.Montaggio: Hervé de Luze.Musiche : An Pierlé .Produzione : Terra Incognita Films, Après le Déluge, Caviar Films.Distribuzione : I Wonder Pictures.PAESE: Belgio, Francia, Lussemburgo.Durata: 113 Min Anno 2015
06/01/2016).Cosa farebbe ciascuno di noi se conoscesse la data della propria morte? Il quesito è dominante nel film “Dio esiste e vive a Bruxelles” e fa cambiare prospettiva ai protagonisti, catapultandoli nella staticità, o nel panico o nella gioia di un’esistenza duratura, a seconda del tempo che resta da vivere.
Jacò Van Dormael, regista poco convenzionale, elabora un prologo divertente e spiazzante disegnando un Dio dai modi burberi, cinici, collerici, interpretato superbamente da quella grande maschera clownesca che è Benoit Poelvoorde. Nessuna traccia di sacralità si ritrova in lui. In ciabatte e vestaglia si aggira dispoticamente nel suo “regno” , tiene sotto scacco la moglie (sì, perché qui Dio ha anche una moglie) ma non i suoi due figli dei quali non sopporta la disobbedienza. Quella proprio no. Ea, bambina di dieci anni con un bel faccino, e Gesù, già avventuratosi sulla terra per conoscere l’uomo e morto per lui lasciando testimonianza attraverso gli apostoli.
Questo improbabile Dio passa la giornate in un’enorme stanza fatta di cassetti, dove attraverso un obsoleto computer elabora leggi divine più simili a sfighe paradossali: il telefono che suona non appena ci si immerge nella vasca da bagno, la fila del vicino che avanza sempre più della propria. Tutto questo lo diverte ,ma come sempre succede, chi la fa l’aspetti. Il regista ci vuol raccontare i piani della figlia “visto che avete già sentito parlare del figlio”. Ea non approva quel padre padrone che vessa l’uomo con “molto dolore e un po’ di gioia per dare false speranze”. Giunta al limite della sopportazione, elabora così una gelida vendetta: si intrufola nella misteriosa stanza e, sfruttando la multimedialità, invia un sms ad ogni cittadino di Bruxelles, annunciandogli la data di morte e la quantità di tempo restante. Poi, sfuggendo alla collera del padre, arriva sulla terra ora in subbuglio per cercare altri sei apostoli da aggiungere ai 12 tradizionali.
La visione dissacrante di un Dio sciatto, vendicativo e capace di meschinità ci era finora estranea ed è capace di turbare sensibilità religiose, ma il canovaccio ironico affievolisce l’impatto. Tra il surreale e l’esilarante, il regista solleva quesiti di non facile trattazione, capaci di generare profonde riflessioni, che una volta espresse attendono corpose risposte. Nello scorrere del film affiorano infatti varie tematiche, come il conflitto generazionale che investe quella divina famiglia e la valenza che ha l’amore sul destino dell’umanità. Dopo lo scoppiettante inizio, Van Dormael cambia i registri e risponde attraverso le vicende dei nuovi apostoli: Aurélie, la cerbiatta di ragazza dal volto triste che ha perso un braccio; Jean-Claude un tempo un avventuriero ; Marc, maniaco sessuale dall’aria afflitta; Francois, killer che sarà folgorato dall’amore di Aurelie; Victor, simpatico clochard che la sera vuole chiudere gli occhi guardando il cielo; Martine, signora dell’alta borghesia che si innamora di uno scimpanzé ed infine un bambino Willy che ha bizzarre aspirazioni. Sono loro i protagonisti del Nuovo Testamento – ottimi interpreti, strumenti meravigliosi – che dopo aver scoperto la quantità di tempo restante abbandonano gli antichi equilibri e abbracciano, tra ironia e lacrime, la coscienza della loro morte. Aspettano la fine in spiaggia senza più paura affrontando gli avvenimenti, uniti dall’onestà dei sentimenti e dalla grande tolleranza reciproca. Il finale è una magica sorpresa: dopo Ea, sarà un’altra donna a sparigliare le carte, cambiando il destino dei protagonisti. Ma questa deve rimanere una sorpresa…
E’ innegabile che il grande pregio del film ed anche il suo successo siano proprio il taglio umoristico e follemente satirico e la presenza di episodi grotteschi che giocano con le pillole della saggezza popolare. Anche se questo cocktail perde mordacità nel suo evolversi a stile episodico, le caratteristiche della combriccola radunata da Ea non fanno di certo abbassare la palpebra allo spettatore.
di Paola Olivieri
Paola Olivieri